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sabato, 7 Giugno, 2025
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L’allarme del Pd: la destra mette le mani sulla legge Basaglia

Roma, 5 giu. (askanews) – “Un disegno di legge della maggioranza, calato come una mannaia su una discussione aperta e plurale che mirava a rilanciare, nel solco della legge Basaglia, alcuni punti ancora inevasi di quella riforma, la legge 180 del 1978, viene discusso in questi giorni con sospetta velocità”. L’allarme sul ddl a prima firma Francesco Zaffini (Fdi), presidente della commissione Affari sociali del Senato, arriva dal senatore del Pd Filippo Sensi.

“Al centro della controriforma della destra – denuncia Sensi dalle colonne del Domani – tre punti molto pericolosi, non solo perché sfigurano l’impianto complessivo della Basaglia ma perché tornano a criminalizzare i pazienti e a umiliarli nella loro umanità. Il ritorno delle strutture manicomiali nella forma di microstrutture diffuse, meglio se private, dove nascondere e rinchiudere i pazienti; dei ‘manicomietti’ che nel ddl Fdi parcellizzeranno e sostituiranno, resuscitandone l’orrore, i lugubri luoghi di detenzione dei matti che Basaglia smontò e superò con la sua opera di ricerca e cura. L’allungamento dei tempi del Tso, dei trattamenti sanitari obbligatori”, da 7 a 15 giorni. “La codificazione e la tolleranza nei confronti della contenzione meccanica, dei pazienti legati a letto e lasciati lì per ore, addirittura giorni o settimane”. Secondo Sensi “se passasse il ddl della destra, la contenzione avrebbe piena cittadinanza tra gli strumenti utilizzati per fare fronte a una crisi psichiatrica. Non sarebbe soltanto il tradimento della legge Basaglia ma l’istituzionalizzazione di una forma di tortura”.

“Con la scusa di limitarla – spiega il senatore dem raggiunto al telefono – di fatto la prevedono per legge”. Il ddl Zaffini prevede che sia “in ogni caso vietata l’applicazione della contenzione preventiva in via precauzionale, in assenza di un pericolo concreto e attuale. Il ricorso alle misure e ai trattamenti coattivi è consentito solo in presenza di un effettivo stato di necessità e può essere effettuato solo dal personale sanitario nel rispetto di appositi protocolli. La valutazione dell’attualità del pericolo deve essere continua, effettuata attraverso un costante monitoraggio del paziente, e verificabile con riscontro in cartella clinica. Sono sempre garantite la proporzionalità e l’adeguatezza delle misure contenitive, che sono applicate per il solo tempo strettamente necessario, anche in rapporto allo scopo perseguito, operando un bilanciamento tra rischi e benefici e annotando in cartella clinica tutti gli elementi obiettivi che rendono inevitabile il loro utilizzo”.

Sulla tutela della salute mentale, in commissione al Senato, erano state assegnate quattro proposte (Pd, Avs, Lega e Fdi): il ddl Fdi è stato adottato come testo base. Al testo base sono stati presentati oltre 250 emendamenti, 14 del relatore Raoul Russo, sempre di Fdi. Tra le proposte di modifica di Russo, quella che, all’elenco delle figure professionali che operano nell’ambito dei servizi per la salute mentale previsto dal ddl (ovvero medici psichiatri; psicologi; infermieri professionali; educatori professionali; terapisti della riabilitazione psichiatrica; terapisti occupazionali; sociologi; assistenti sociali; operatori sociosanitari; personale amministrativo), aggiunge anche dietisti e medici nutrizionisti. “Gli operatori della salute mentale – si legge nel testo – attuano misure e trattamenti coattivi fisici, farmacologici e ambientali nei soli casi connessi a documentate necessità cliniche e al solo scopo di impedire comportamenti auto ed eterolesivi, nel rispetto della dignità e della sicurezza della persona affetta da disturbi mentali”.