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sabato, 16 Agosto, 2025
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L’alternativa alla Meloni ha bisogno del centro. Ma dov’è?

Dove sono andati a finire i valori e i principi del popolarismo con cui si dovrebbe costruire un’alternativa all’attuale governo delle destre? L’autore espirime in questa lettera il suo dissenso dagli interventi di Merlo. Risposta del direttore.

Caro Direttore,

traendo dagli innumerevoli articoli su questo giornale, una summa sulla linea politica che da tempo orienta i frequenti editoriali di Giorgio Merlo, ove sembra dominare una convinta liaison intorno con l’opera politica che fa capo a questa maggioranza e segnatamente alla premier Meloni, non appare fuor di luogo chiedersi quale sia l’attuale linea di questo valoroso giornale.

È in realtà di tutta evidenza che questa illustre testata sembra, oramai, aver consolidato una nuova linea editoriale.

Ne è espressione inconfutabile la sequela di editoriali che per l’appunto fanno capo a Merlo, puntuali nell’elogiare, con i soliti sofismi, quasi quotidianamente, le “imprese” governative e internazionali di una moderna Giovanna d’Arco.

Significativa la devota apologia che abbiamo letto nel recente articolo dal titolo “La classe dirigente di ieri e di oggi”. Colpisce in particolare il seguente passaggio: “..Oggi, dopo il contagio trasversale del virus populista, demagogico e antipolitico, le classi dirigenti – se così le vogliamo definire – si sono ridotte a portavoce degli istinti più triviali della pubblica opinione o a messaggeri della propaganda più sfacciata. Certo esistono eccezioni, che confermano però, come sempre, la regola. Basti pensare alla personalità riconosciuta a livello internazionale di Giorgia Meloni nel campo della maggioranza di governo o ad alcuni esponenti del Pd che, guarda caso, si sono formati politicamente durante gli anni della Prima Repubblica. Uno su tutti, Dario Franceschini”.

Certo, con riferimento a Franceschini non può ignorarsi quanto oggi, convinto supporter di Elly Schelin, il suo background strida con un certo camaleontismo diffuso.

Al contrario, la Meloni è così autorevole che ha svenduto la nostra sovranità pur di sbandierare a destra e a manca un sodalizio ideologico – ingenuo (per lei) e insincero (per Trump). Dunque, fa effetto celebrarne i meriti, visto l’andazzo che la vede esclusa da ogni tavolo teso ad affermare una qualche autonomia dalle tattiche del Tycoon. E ciò perché appare schierata supinamente – e senza alcun ombra di quell’orgoglio patriottico nazionale che invece sbandiera nelle piazze – a fianco di chi sta sfregiando il secolare modello di democrazia liberale d’Oltreoceano. Siamo di fronte a un nuovo dispotismo con metodi equiparabili ad uno sceriffo, ma di uno sceriffo che sta sopra ogni legge. Trump si mostra disinvolto, cinico, spregiudicato e prepotente, fa carta straccia del rispetto delle sovranità statuali, ha reso consuetudine geopolitica i ricatti commerciali e le minacce di ritirarsi da impegni militari comuni con l’Europa. Ciò non ha fatto altro che incentivare, con lo strascico di questi fronti scoperti, appetiti imperialisti da parte di quei paesi che, oltre a possedere arsenali nucleari, con minacce esplicite di un possibile uso concreto, non sono estranei a spietate occupazioni di territori sovrani altrui.

Tale contesto, dominato da efferate dottrine belliciste, pretese territoriali senza fondamento per fare incetta, a più non posso, di terre rare, alimenta e legittima la più crudele indifferenza alle tante condanne espresse dall’Onu e ai tanti addebiti da parte delle giurisdizioni penali internazionali per le brutali azioni criminali.

Questo è il quadro generale e questa la destra ad esso subalterna. In Italia in modo particolare. Allora, dove sono andati a finire i valori e i principi del popolarismo con cui si  dovrebbe, per coerenza ideale e politica, costruire l’alternativa al trumpismo in sedicesimo dell’attuale compagine di governo?

Risposta del Direttore

Caro Luigi, ti ringrazio innanzi tutto per la verve con la quale ci richiami ai nostri doveri di cattolici democratici. Senza dubbio la tua lettera impone un chiarimento, a patto che non sia un facile ricorso all’ostracismo. Io non credo che alla lunga l’amico Merlo possa essere convinto della bontà di questa destra. Ne è prova il suo insistere sulla tradizione della sinistra dc di Donat Cattin e Bodrato. Ecco, la sua voce alimenta una forma di pluralismo che il giornale intende rispettare, sempre fedele tuttavia al profilo di una storia limpida e coerente in rapporto ai valori del cattolicesimo democratico e popolare. 

Quello che ci proponiamo di fare con “Il Domani d’Italia” non è facile, dal momento che l’alternativa alla destra la vorremmo collegata alla formazione di un nuovo centro-sinistra, con un centro forte a garanzia della tenuta di una linea di concretezza programmatica, contro ogni cedimento alle sirene del populismo. 

Ebbene, oggi con questa sinistra “à la Schlein” non si va da nessuna parte. Purtroppo, a volerla recuperare a un disegno di sano riformismo, aiutandola a rinnovare un patrimonio di sinistra democratica, si sconta l’incosistenza di una posizione degna della tradizione degasperiana. 

Il Paese chiede una “svolta al centro” ma il centro resta un’incognita ben custodita nell’algebra della politica italiana. Ma fino a quando questa anomalia ci terrà prigionieri di uno stato d’impotenza, a sua volta generatore di dubbi auspici, in funzione filo-meloniana, circa la rinascita di una Dc più che mai somigliante a un blocco moderato e conservatore? È questa la domanda che deve tenere banco nelle nostre discussioni, anche se talvolta rischiamo di non capirci.