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lunedì, 24 Novembre, 2025
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L’America di Kennedy sotto assedio

Su The Bulwark, la piattaforma dei conservatori non trumpiani, Terence Sweeney denuncia l’attacco alla visione democratica del Presidente della Nuova frontiera. Trump non compete con l’America di Kennedy, la vuole cancellare.

Da dove viene l’allarme

Il 12 novembre scorso il filosofo e teologo Terence Sweeney ha pubblicato su The Bulwark un saggio destinato a lasciare il segno: “Donald Trump Is Destroying John F. Kennedy’s America” (“Donald Trump sta distruggendo l’America di John F. Kennedy”).

Non è un testo “liberal” né una lamentazione nostalgica. The Bulwark è la piattaforma dei conservatori repubblicani non trumpiani, cioè di quella destra americana che ha scelto di difendere la democrazia costituzionale contro la deriva carismatica del leader.

Diretto da Sarah Longwell, politologa attiva nella rete “Never Trump”, il sito ospita figure di primo piano del conservatorismo civile: Bill Kristol, Mona Charen, Charlie Sykes, Jonathan V. Last. Autori che hanno abbandonato il trumpismo non per calcolo, ma perché vedono in esso una minaccia strutturale all’ordine costituzionale.

Sweeney scrive da cattolico americano, attento alla dimensione morale della politica. Misura Trump non sulle policy ma sulla disarticolazione del patto civico, il nucleo che — dalla presidenza Kennedy in poi — teneva insieme libertà, progresso e responsabilità condivisa.

Kennedy: la politica come inclusione

JFK parlava di una nazione unita da un principio semplice: la libertà non è un istinto individuale ma una responsabilità reciproca.

Il celebre «non chiedete cosa il Paese può fare per voi» non era retorica patriottica: era un’inversione morale. La cittadinanza come dono al corpo civile.

Sweeney mostra che la forza di quell’America non stava nella perfezione, ma nella direzione: inclusione, mobilità sociale, fiducia nelle istituzioni come luogo di emancipazione collettiva.

Trump: dalla comunità alla tribù

Trump porta la politica dalla frontiera al recinto. Nel suo schema, il Paese non è una comunità plurale ma una platea chiusa di fedeli: chi dissente è traditore, chi critica è nemico interno.

Il leader non governa: domina. L’ordinamento costituzionale è un ostacolo, la legge è uno strumento contro gli avversari, la verità un materiale manipolabile.

Per Sweeney il punto è netto: Trump non compete con l’America di Kennedy, la vuole cancellare.

Il bene comune viene sostituito dalla politica della vendetta. Le istituzioni diventano teatro di fedeltà personale. La democrazia è ridotta a plebiscito permanente sul Capo.

Perché riguarda noi

L’Europa — e l’Italia — non sono immuni. L’effetto Trump non è imitazione delle policy, ma internalizzazione della grammatica plebiscitaria: polarizzare, insultare, trasformare la sfiducia in capitale politico.

Nel vuoto dei partiti e dei corpi intermedi, il trumpismo fornisce un surrogato identitario: “noi contro tutti”. È la dissoluzione lenta di ciò che Kennedy difendeva: la dignità della convivenza.

Sweeney, e The Bulwark con lui, ricordano che la politica democratica non si salva con l’estetica dell’indignazione. Si salva recuperando l’idea — oggi rivoluzionaria — che il potere serva ad allargare la comunità, non a impadronirsene.

 

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https://www.thebulwark.com/p/donald-trump-is-destroying-john-kennedy-jfk-america