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martedì, 23 Dicembre, 2025
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Lavoratori cinema a Babbo Natale: portaci un vero contratto di lavoro

Roma, 23 dic. (askanews) – “Caro Babbo Natale, siamo le lavoratrici e i lavoratori del cinema, siamo quelle persone strane che vedi aggirarsi per i set a orari improbabili, cariche di cavi, proiettori, lenti, monitor, stativi, trucco e costumi, nutrite a caffè, cestini e speranza (…). Quest’anno non ti chiediamo un nuovo kit di lenti o un furgone più spazioso. Vorremmo un rinnovo vero del nostro CCNL, legalizzato e blindato, che ci tuteli davvero. Regole scritte nero su bianco che non siano interpretative come una sceneggiatura di Lynch e nemmeno una visione futuristica e fantascientifica alla Nolan. Orari umani, sicurezza sul lavoro e un reddito dignitoso”: così in una lettera inviata a Babbo Natale, accompagnata da un disegno fatto a mano (china su carta) di Viviana Lo Russo, il comitato organizzativo #SiamoaiTitolidiCoda dei lavoratori e lavoratrici del cineaudiovisivo, rilancia le sue richieste per migliorare le condizioni di lavoro del settore in crisi e non solo.

“Sappiamo che sei un esperto di logistica e turni massacranti in una sola notte, quindi, se c’è qualcuno che può capirci, quello sei proprio tu – prosegue la missiva – Solo che noi la ‘notte magica’ la facciamo circa duecento volte l’anno, quando lavoriamo, e senza renne volanti che ci riportino a casa in orario. Anche quest’anno siamo stati bravi. Abbiamo ricordato a tutti che dietro ogni fotogramma ci sono schiene che si spezzano e vite private messe in pausa, Non siamo solo ‘l’ultima riga dei titoli di coda’ che nessuno legge mai perché scatta l’anteprima del prossimo episodio”.

Il comitato #SiamoAiTitoliDiCoda ricorda inoltre a Babbo Natale di essere “realisti”, perché “l’unità totale è un miraggio, mettere d’accordo tutti quanti nel nostro settore è più difficile che far volare la tua slitta senza magia. Però ti chiediamo di far capire ai nostri colleghi che senza la migliore partecipazione siamo solo spettatori del nostro destino”.

Infine, “un ultimo desiderio, forse il più ambizioso: per favore, liberaci dalle pessime brame della politica. Questa prepotenza di controllo sta devastando l’animo stesso del nostro lavoro, trasformando la creatività in una catena di montaggio. Vogliamo tornare a servire l’arte e il racconto con una intelligenza artigianale creativa, per un’industria dove a contare siano il talento, la visione e la passione, non l’appartenenza o la convenienza politica. Vogliamo ricostruire una cultura di pace e non favorire un futuro bellico. Facci questi regali, in cambio, promettiamo di lasciarti un catering decente e di non farti firmare il contratto l’ultimo giorno di lavoro”.