Lavoratori fragili: finiscono le tutele mentre salgono i contagi.

 

La lunga vicenda dei lavoratori fragili tocca il traguardo di una nuova tappa: oggi è il 28 giugno e il 30 giugno scadono le tutele rinnovellate con legge 52 del 19 maggio u.s.

Restano due questionida chiarire: la prima, se è possibile retrodatsre al 1 aprile la decorrenza in scadenza il 30/6; la seconda, se non sia opportuno prorogare al 31 dicembre p.v. il prossimo rinnovo, considerato che Omicron riprende a correre in modo esponenziale e crescente tanto che si prevede un autunno di contagi e di quarta dose di vaccino.

 

Francesco Provinciali – Francesco Alberto Comellini

 

Sono due anni e sei mesi che scriviamo sulla necessità che esecutivo e Parlamento prendano a cuore la situazione dei lavoratori fragili.  Tra alti e bassi ne abbiamo viste di tutti i colori. Cominciamo a dubitare che ci sia  qualche problema di competenza e senso  di responsabilità. Specularmente di indifferenza e pressappochismo. Mettiamoci pure il silenzio dei sindacati, eppure di tratta di provvidenze normative a favore di persone malate e immunodepresse, chemioterapiche, invalide che assumono farmaci pesanti.

 

Chiusa la premessa, facciamola breve.  Siamo al 28 giugno, il 30 giugno scadono le tutele previste dalla legge 52 del 19 maggio u.s. che prevede il ripristino delle due possibilità di cui all’art 26 comma 2 e 2/bis del DL 17 marzo 2020 n.18.  Esattamente: lavoro agile per chi può ed equiparazione al ricovero ospedaliero dei periodi di malattia, per non attingere al comporto contrattuale per le patologie  croniche ora validate dal DM 4 febbraio 2022 del ministero della salute.

 

Punto 1: se le tutele che scadono il 30 giugno non sono rinnovate per tempo i lavoratori fragili restano scoperti. Se qualcuno di loro dovesse contrarre il Covid rientrando al lavoro si profilerebbero responsabilità omissive per il mancato rinnovo. Chi si ammalasse potrebbe a sua volta correre dei rischi gravi. È pertanto necessario provvedere per tempo a rinnovare le due forme di tutela  e – visto che i dati dei contagi sono incrementali e in modo esponenziale e ci aspetta un autunno a rischio di ulteriore ondata di Omicron – sarebbe bene che il rinnovo fosse esteso fino al 31 dicembre 2022 per evitare rincorse all’ultimo minuto o a tempo scaduto per rinnovo a singhiozzo.

 

Qui non di tratta di furbetti del quartierino ma di persone che potrebbero rispondere ad eventuali obiezioni: “Non mi concedi le tutele? Prenditi in cambio il mio tumore”.

 

Punto 2: il rinnovo in scadenza decorre dal giorno successivo alla pubblicazione sulla GU serie di Generale n. 119 del 23 maggio 2022, pertanto dal 24 maggio e finiranno tra tre giorni, il 30 giugno. Vale la pena di puntualizzare che quelle precedentemente in vigore erano scadute il 31 marzo 2022 in concomitanza con la fine dello stato di emergenza. Pertanto dovevano essere rinnovate a partire dal 1 aprile successivo: se non sono state prorogate senza soluzione di continuità è dovuto solo ed esclusivamente alla lentezza devastante con cui vengono approvate o convertite le leggi.

 

Inoltre dalle dimenticanze del Governo. Dal 1 aprile al 24 maggio quindi niente tutele e scopertura totale  per i fragili. Nell’ambito del provvedimento di proroga dopo il 30 giugno  potrebbe essere sanato anche questo vulnus retrodatando la precedente decorrenza al 1 aprile anziché al 23 maggio. In questo modo sarebbero sanati eventuali contenziosi nel frattempo intercorsi e si eviterebbe ai lavoratori fragili, ammalati in questo periodo, di attingere al periodo di comporto contrattuale se non alle ferie. Forse non tutti sanno che un immunodepresso o un chemioterapico contraggono più facilmente il Covid o devono ricorrere a terapie continuative, dolorose, defatiganti. Si ammalano più spesso degli altri, sono definiti per questo “fragili” ma non è per colpa loro.

 

Ne farebbero a meno, questo è sicuro. Ove ciò comportasse anche oneri va rimarcato che la legislazione di tutela è di competenza del parlamento e la Ragioneria generale dello Stato non può interporre veti a decisioni che spettano alla politica, come da perorazione del sen. Andrea Cangini rivolta alla Presidente del Senato. la quale a sua volta ha scritto pochi giorni fa al Presidente Mario Draghi rivendicando il ruolo che la Costituzione assegna al Parlamento e non alla Ragioneria generale dello Stato o ai suoi burocrati. Va dato atto all’on. De Toma  (che segue ab initio questa penosa vicenda) di aver presentato un odg al decreto sul Pnrr in esame in queste ore alla Camera dei deputati, in tal senso evidenziando assai bene quali sono le competenze e le responsabilità della politica. Così come va riconosciuto al Ministro Brunetta di aver preso a cuore il problema manifestando l’intenzione di assumere in capo al Consiglio dei Ministri e quindi al Governo l’onere morale, deontologico e politico in quanto ‘organo esecutivo’, di farsi carico della decisione di inglobare, nell’emendamento complessivo alla legge 52/ 2022,  quello  sostenuto dalle sen Binetti e Gallone con emendamento 20.0.16.

 

Rissumendo: le tutele sono  in scadenza ma le patologie croniche no. Se si rinnovano meglio prevedere una scadenza fino a fine anno per evitare che il problema si riproponga in coincidenza con il previsto rialzo dei contagi. E per dare effettiva continuità alla vigenza delle tutele appare più che opportuno – anche a titolo di sanatoria  – che quelle vigenti e in scadenza ormai imminente vengano retrodatate al 1 aprile 2022.

 

Certe decisioni delicate per argomento e target dei destinatari vanno prese con piena consapevolezza della gravità della fattispecie considerata e delle conseguenze che dilazioni ed omissioni potrebbero provocare. Il Covid riprende la sua corsa: occorre un atto di prevenzione a favore della categoria dei lavoratori fragili. Ogni deputato e ogni ministro è chiamato ad un gesto di consapevolezza e responsabilità.