23.4 C
Roma
mercoledì, 18 Giugno, 2025
HomeAskanewsLe misure Ue per agevolare permessi e sviluppo industria difesa

Le misure Ue per agevolare permessi e sviluppo industria difesa

Bruxelles, 17 giu. (askanews) – Maggior chiarezza normativa e autorizzazioni molto più rapide, con uno “sportello unico” e un meccanismo di silenzio-assenso di 60 giorni; compatibilità con i criteri di sostenibilità degli investimenti; “certezza del diritto” nell’attuazione delle normative ambientali, confermando che gli Stati membri possono stabilire deroghe ed eccezioni per ragioni di “sicurezza pubblica, interesse pubblico prevalente e crisi” anche riguardo alla “prontezza” nel settore della difesa; esenzioni più generalizzate rispetto ai divieti di uso per le sostanze chimiche pericolose usate per esplosivi e munizioni; trattamento più favorevole, da parte dell’antitrust comunitario, per le fusioni e gli aiuti di Stato nel campo della difesa.

Sono, in estrema sintesi, gli elementi salienti del pacchetto “Omnibus per la difesa” che ha proposto oggi a Strasburgo la Commissione europea, e che è stato illustrato in una conferenza stampa dalla vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen (Sovranità tecnologica, Sicurezza e Democrazia) e dai commissari Valdis Dombrovskis (Economia) e Andrius Kubilius (Difesa e Spazio).

“La cosa più importante – ha detto Kubilius – sono le autorizzazioni rapide; la lungaggine nelle procedure per l’ottenimento delle autorizzazioni nazionali è la principale lamentela, sia delle forze armate che dei fornitori”, che è emersa durante le consultazioni che la Commissione ha avuto prima di presentare la proposta, che include sette atti legislativi.

Sui permessi, ha spiegato, che per l’industria della difesa vi sarà “un punto di contatto unico per Stato membro, con tempo di risposta di 60 giorni, e il silenzio equivale all’approvazione”. Vi sarà anche “una gestione prioritaria di tutti i ricorsi legali” in questo settore.

“L’obiettivo – ha indicato il commissario -, “è chiaro: nessun progetto critico dovrebbe rimanere bloccato per anni a causa della mancanza di chiarezza normativa. Dovrà ricevere un sì o un no entro 60 giorni”.

Riguardo ai finanziamenti, Kubilius ha affermato: “Basta con le controversie sui criteri Esg (gli standard etici ambientali, sociale e di governance utilizzati dagli investitori per valutare la sostenibilità e l’impatto sociale di un’azienda, ndr): la difesa è compatibile con i criteri di sostenibilità, come qualsiasi altro settore. E basta – ha aggiunto il commissario – con le polemiche su cosa siano considerate armi ‘controverse’ in questo contesto. Stabiliremo un elenco chiaro di armi proibite (quelle vietate dai trattati internazionali ndr). Gli investitori sapranno cosa evitare se vogliono soddisfare i criteri Esg. Vogliamo sbloccare capitali per la sicurezza e la pace: il finanziamento della difesa non può più essere considerato controverso”.

“Nell’attuazione del diritto acquisito ambientale, senza riaprirlo – ha continuato Kubilius -, vogliamo confermare che le ragioni di ‘sicurezza pubblica, interesse pubblico prevalente e crisi’ (che possono essere evocati dalle autorità nazionali degli Stati membri per giustificare deroghe, eccezioni e misure d”emergenza, ndr) includono la prontezza alla difesa. Non si tratta di una nuova legislazione, ma solo di una nuova certezza del diritto”. Inoltre, “vogliamo che la nostra legislazione in materia di sostanze chimiche tenga conto della prontezza alla difesa, che ha bisogno delle sostanze chimiche per esplosivi e munizioni. Vogliamo mantenere la discrezionalità degli Stati membri nell’utilizzare le esenzioni” in questo campo “e vogliamo semplificare tutto questo con un approccio non solo caso per caso”: le esenzioni, che oggi vanno specificate ogni volta per quantità e per azienda, saranno valide “ma per l’industria della difesa in generale” in tutto lo Stato membro interessato.

Infine, ha indicato ancora il commissario, “vogliamo che le nostre norme sulla concorrenza non ostacolino la nostra prontezza alla difesa. Per questo, forniamo delle linee guida chiare su come tratteremo le fusioni e gli aiuti di Stato nel settore della difesa”.

Da notare che durante la conferenza stampa sia la vicepresidente esecutiva che i due commissari hanno menzionato dei rapporti d’intelligence allarmisti sulle intenzioni attribuite alla Russia, nei prossimi tre-cinque anni di attaccare altri paesi europei dopo l’aggressione alla Russia, e la necessità di rispondere a questa minaccia aumentando fortemente la deterrenza da parte dell’Europa nei confronti di Mosca.

“Il nostro panorama della sicurezza – ha osservato Virkkunen – è cambiato radicalmente. Le minacce che affrontiamo sono più ampie e globali, e spaziano da potenti reti criminali organizzate e dal terrorismo a minacce ibride alimentate da disinformazione, paura e sabotaggi alle nostre infrastrutture critiche, spesso da parte di attori statali stranieri ostili”, che “minacciano direttamente il nostro stile di vita e la nostra capacità di scegliere il nostro futuro attraverso processi democratici”.

“Secondo le valutazioni delle minacce effettuate da diversi servizi segreti dell’Ue – ha riferito la vicepresidente esecutiva responsabile della Sicurezza -, la Russia avrà la capacità di mettere alla prova le capacità militari e l’unità dell’Europa entro i prossimi tre-cinque anni. Ciò impone l’immediato incremento degli sforzi per ristabilire la prontezza e la deterrenza in materia di difesa entro il 2030. In questo contesto – ha osservato Virkkunen -, la prontezza in materia di difesa dovrebbe essere intesa come la capacità degli Stati membri e dell’industria della difesa dell’Unione di anticipare, prevenire e rispondere alle crisi legate alla difesa”.

“Oggi la nostra Unione non è in guerra. Tuttavia, con una guerra ad alta intensità che infuria ai nostri confini e le persistenti minacce e la postura aggressiva della Russia, non siamo più nemmeno in pace”, ha osservato, da parte sua, Dombrovskis, riferendo poi anche lui che “secondo diversi servizi segreti dell’Ue, la capacità della macchina bellica russa di produrre materiale militare è aumentata enormemente negli ultimi anni. Di conseguenza, la Russia avrebbe le capacità militari per lanciare un attacco contro gli Stati membri dell’Ue e della Nato entro i prossimi tre-cinque anni”.

“Non stiamo cercando – ha precisato il commissario all’Economia – di essere allarmisti. Dobbiamo semplicemente agire in base a come è il mondo, non a come vorremmo che fosse. Quindi ora dobbiamo rispondere alle minacce che stiamo affrontando con la massima urgenza. Cosa significa questo, in pratica? Sappiamo tutti che la debolezza incoraggia l’aggressione, mentre la forza la scoraggia. Pertanto – ha concluso Dombrovskis -, dobbiamo intensificare gli sforzi per ripristinare le capacità difensive dell’Europa entro il 2030, al fine di fornire una deterrenza credibile all’aggressione russa”.

Kubilius, infine, ha ricordato come “per la prima volta in una generazione, il rischio di un attacco convenzionale su larga scala in Europa è rientrato nel calcolo strategico. E – ha rilevato – la nostra preparazione in materia di difesa e deterrenza non è sufficiente: al momento, in termini di capacità attuali, siamo molto indietro rispetto a quanto necessario per i piani di difesa della Nato”.

“Dobbiamo capire che il nostro modo di pensare, fino ad ora, prevede solo due categorie: tempo di pace o tempo di guerra. È anche così che sono strutturati i nostri regolamenti. È un approccio sbagliato. Dobbiamo riconoscere – ha sottolineato Kubilius – una verità semplice ma fondamentale: quando la pace totale non può più essere data per scontata, abbiamo bisogno di prontezza difensiva, per scoraggiare l’aggressione e prevenire la guerra. La prontezza difensiva richiede anche regolamenti diversi da quelli del tempo di pace. Quando i servizi segreti avvertono che un’aggressione è possibile – ha concluso il commissario -, la prontezza a difendere la pace diventa una priorità”.