Le osservazioni di Arnaldo Benini sono ineccepibili e ci riconducono al grande tema dell’uomo su questa terra, al suo divenire, al suo esistere in relazione all’ambiente che abbiamo trovato: l’uomo non si è fatto da solo, noi siamo il risultato di una evoluzione programmata.
A tale proposito ricordo le opere scritte da Stephen Jane Gould naturalista e paleontologo americano, di origine ebrea, morto per un tumore del tessuto connettivo. Gould, che è agnostico, parla di un “orologio biologico intelligente”che scandisce la storia della vita e che regola la storia delle specie e della comparsa dell’uomo sulla terra.
In precedenza, anche Mark Twain aveva affermato che la storia della vita può essere paragonata alla torre Eiffel, la cui vernice sulla palla finale della costruzione è la nostra storia. Ora a noi che siamo un pezzetto di universo che studia se stesso, siamo l’unica specie che possiede il principio conoscitivo e di interrelazione costruttiva ( e distruttiva) dell’ambiente intorno a noi, è stato affidato ( gli atei dicono per caso..) il compito di coltivarlo, amministrarlo custodirlo. Qualcuno direbbe anche distruggerlo.
Ma non è questo il fine a cui siamo stati chiamati. Per noi credenti ( e mi piace dire “ pensanti”, come il cardinale Carlo Maria Martini riteneva noi fossimo), la città dell’uomo e la città di Dio un giorno si incontreranno e da quel momento cesseranno le lacrime della storia dell’uomo, perché Lui tergerà ogni lacrima dai nostri occhi.