Articolo già apparso su Faro di Roma
La Francia non batte moneta per nessuno. Questi paesi che sono 15 e non 10 (alcuni dei quali non ex colonie francesi come la Guinea Bissau e la Guinea Equatoriale, quindi con adesione spontanea) hanno due banche centrali (UEMOA per l’Africa Occidentale e CEMAC per l’Arica centrale) che battono moneta. Il legame con la Francia è la parità fissa negoziata prima con il Franco francese poi con l’Euro nel 2000. Parità fissa che conferisce stabilità a questa moneta e convertibilità universale che fa comodo per le loro transazioni. La parità fissa le mette al riparo, inoltre, dall’inflazione intorno al 3% contro i 100% e 1000% di altri paesi africani. Chi dice inflazione dice potere d’acquisto non di Di Maio ma della povera gente costretta ad una ginnastica che non potete nemmeno immaginare. Questi paesi, inoltre, per garantire questa stabilità presso la banca di Francia devono mettere in comune con la Francia 50% delle loro riserve, ossia 14 miliardi di euro per i quali la Banca di Francia versa loro degli interessi con un tasso fisso d’interesse di 0’75 contro il tasso attuale dello 0,25% qualunque siano le fluttuazioni sul mercato monetario. Non sfugge l’aspetto di mancanza di sovranità monetaria 60 anni dopo le indipendenze.
Si tratta di una scelta fatta da paesi sovrani che considerano un bene la stabilità dell’euro piuttosto che avere una moneta locale assumendosi rischi di governance, di farla fluttuare per facilitare le importazioni, di mantenere una disciplina monetaria che altrove in Africa non si è vista. Dal Franco CFA (non franco coloniale Côme ripetono i 5S e tutta la Stampa dietro a loro ) che significa Franc de la Communauté Financière Africaine si può uscire quando si vuole. Madagascar, ex colonia francese, ne è uscito nel 1973. Qui sta la vera questione: perché gli africani non creano una moneta unica continentale prendendo tutto rischi e assumendosi l’onere della gouvernance?
Ben 39 paesi africani hanno la loro moneta che non è il franco CFA. Non per questo non hanno flussi di immigrati. Anzi, sui primi dieci paesi africani di provenienza dei immigrati solo due (Costa d’avorio e Mali sono nella zona CFA e figurano 7 e 8 ) sono ex colonie francesi. Molti immigrati provengono da Somalia, Eritrea, Etiopia. Che dire? Ex colonie italiane?
Ma davvero si può semplificare così la realtà per nascondere la colpa mortale di aver lasciato morire persone tra la Libia e l’Italia ? La Francia ha le sue colpe nelle strategie post coloniali in quello che viene chiamata la « Francafrique ». Ma tocca agli africani ieri come oggi fare le loro scelte. Almeno che si pensi come sembra pensare Di Maio che siamo privo di soggettività storica e manipolati come bambini irresponsabili. Pensarlo significa portare un maschera di in razzismo sottile ma reale. Per adesso gli africani hanno fatto una scelta di sovranità condivisa sulla moneta con la Francia. Domani potrebbe rinunciare al comfort della stabilità monetaria garantita dalla Francia. Ma tocca a loro farlo non al governo italiano.
Jean Leonard Touadi nel suo profilo Facebook
Nella foto: Jean Leonard Touadi, professore universitario, con laurea in Filosofia e in Scienze politiche, è stato docente a contratto di “Geografia dello Sviluppo in Africa” all’Università di Roma / Tor Vergata e in altri atenei. Nato in Congo e cittadino italiano, è giornalista e scrittore, ed è stato il primo deputato originario dell’Africa subsahariana, dopo essere stato Assessore alla Sicurezza, alle Politiche giovanili e all’Università del Comune di Roma; durante la precedente legislatura è stato Consigliere politico al Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale.
Nella sua attività pubblicistica e professionale presta particolare attenzione alle tematiche africane e delle migrazioni. Tra le sue collaborazioni giornalistiche, da segnalare quelle con la Rai, come autore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi; e con Nigrizia, Limes e Aspenia. Ultimi libri pubblicati: Il Continente Verde. L’Africa: Cooperazione, Ambiente, Sviluppo (con Ilaria Cresti), Bruno Mondadori, 2011; L’Africa in pista, SEI, 2006. Cura per Radio Radicale la Rassegna stampa africana.