Un tema in movimento
Questo tema suscita un pensiero in movimento. Ma occorre cercare di guardare agli elementi di fondo e non inseguire Trump nel suo “government by surprise”. I fatti li conosciamo: i dazi, l’accordo (o “doccia”) scozzese, le dichiarazioni, le retromarce… Mi propongono di lasciare sullo sfondo le notizie e di guardare agli elementi di fondo.
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Il paradosso europeo: ricchi di risparmio, poveri di investimenti
Il paradosso europeo trova una sua spiegazione nel fatto che l’area europea è ricca di risparmio ma non di investimenti, dal momento che o il denaro giace immobile nei conti correnti (per chi è finanziariamente meno attivo) oppure si muove (per chi è più attivo) e va soprattutto negli Stati Uniti. L’eccesso (o surplus) di risparmio europeo varca i confini e finanzia lo sviluppo altrui, mentre l’Europa si dibatte da qualche tempo nel ristagno. Come scriveva Bernardino da Feltre: “moneta potest esse considerata vel rei, vel, si movimentata est, capitale”. La movimentazione è atto economico; è anche un atto politico, vitale.
Il nodo: mancano un bilancio europeo e una politica vera
Il problema, per l’Europa, è ancora una volta quello di organizzarsi in modo vitale. Se non si sale verso forme sopranazionali si scende negli abissi dei nazionalismi. Occorre un bilancio europeo con un titolo di debito capace di ancorare il risparmio europeo e attarne da fuori: il risparmio va non soltanto lì dove ci sono opportunità ma anche lì dove ci sono fiducia e stabilità. Ma manca una iniziativa e si preferiscono gli interessi particolari.
Dagli Stati Uniti un modello (imperfetto) di risucchio
Ne traggono un vantaggio gli Stati Uniti, che peraltro hanno bisogno di risparmio altrui per finanziare deficit crescenti, specialmente se l’Amministrazione taglierà ancora le tasse. Il debito pubblico americano è il più grande sifone di risparmio del resto del mondo. E questo accade perché il dollaro è a tutt’oggi la moneta di riferimento internazionale.
La battaglia commerciale e la battaglia finanziaria sono infatti parte di una battaglia delle monete. Il dollaro, per quanto calante, è ancora la moneta di riferimento internazionale e ciò, come è noto, conferisce diversi vantaggi agli Stati Uniti (il “privilegio esorbitante”). L’euro rappresenta il 20 per cento degli scambi mondiali e il 20 per cento delle riserve. Non è poco. Ma non è poi molto senza una adeguata infrastrutturazione dell’euro come valuta.
Criptovalute, monete digitali e una futura CBDC europea
La battaglia monetaria è anche la battaglia delle criptovalute, delle monete digitali e degli stablecoins, cose tutte diverse (e da non confondere tra loro), ma che tutte possono dal punto di vista politico concorrere a uno stesso fine, cioè quello di rafforzare l’ambiente e le infrastrutture finanziarie che sostengono una moneta. L’Europa ha bisogno di rafforzare la complessiva infrastruttura dell’euro, anche attraverso una central bank digital currency.
Ma, come ho detto, è una infrastruttura complessiva: debito europeo, ministro del Tesoro europeo, programma di investimenti europeo. Insomma, non è solo un problema di scala (e dunque di efficienza), ma anche e soprattutto di scopi: chi/che cosa vogliamo essere?
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Stati Uniti, Cina, Europa: il confronto impari
La Cina ha materie prime e tecnologia, ed è uno Stato; gli Stati Uniti hanno materie prime e tecnologia, e sono uno Stato. L’Europa non è uno Stato. Come ha detto il presidente Mattarella all’inizio del 2025, l’Europa è fatta di paese piccoli e di paesi che non hanno compreso di essere piccoli. L’Europa e i suoi paesi hanno istituzioni forti e un eccesso di risparmio che può e deve essere mobilitato al servizio del suo sviluppo. In più, esiste uno “spirito europeo” (così continuiamo a credere) che può essere utile all’Occidente e al mondo intero: l’apertura, la cultura, il dialogo e gli scambi ne sono parte integrante.
Lo spirito europeo: coltivarlo e incarnarlo
Dobbiamo continuare a coltivare una mentalità europea, anzitutto tra i giovani. Come disse Alcide De Gasperi ricevendo ad Aquisgrana il premio Carlo Magno: “senza la formazione di questa mentalità europea ogni nostra formula rischia di rimanere una astrazione giuridica”. Ma dobbiamo anche ricreare le condizioni materiali (economiche, politiche, militari, tecnologiche) affinché quello spirito si possa incarnare nella Storia.

