Riportiamo di seguito la parte finale della relazione che Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, ha tenuto due giorni fa in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio (31 ottobre 2022). A fondo pagina il link per accedere al testo integrale.
I costi dell’inflazione impongono un intervento deciso da parte del Consiglio direttivo della BCE volto a scongiurare il pericolo che essa si trasli sulle aspettative, innescando una rincorsa tra prezzi e salari, con il rischio di aumentarne la durata e di amplificarne gli effetti negativi sulle nostre economie. Dallo scorso luglio i tassi ufficiali sono stati aumentati di 2 punti percentuali, partendo dai livelli straordinariamente bassi determinatisi nel far fronte prima alle conseguenze della crisi finanziaria globale e di quella dei debiti sovrani, poi a quelle della pandemia. Il rapido peggioramento delle prospettive economiche, che risentono soprattutto dell’eccezionale incremento dei costi dell’energia, richiede ancora di agire in modo progressivo, considerando con attenzione il rischio del prolungamento di un’inflazione inaccettabilmente elevata e tenendo altresì conto, con altrettanta attenzione, delle possibili ripercussioni dei mutamenti del quadro congiunturale. Consapevoli dei rischi per la stabilità finanziaria e delle implicazioni per lo stesso mantenimento della stabilità dei prezzi nel caso in cui si dovesse verificare un più grave, inatteso, peggioramento della congiuntura, si può certo discutere del ritmo al quale far salire i tassi ufficiali, ma ritengo che non si debbano avere dubbi sulla direzione intrapresa né sul fatto che il loro livello non sia ancora coerente con il conseguimento dell’obiettivo di un’inflazione al 2 per cento nel medio periodo.
In seguito alla necessaria normalizzazione delle condizioni monetarie, il costo per il servizio del debito è destinato a salire. Ciò rende ancora più importante delineare un percorso realistico per proseguire la fase di graduale rientro dagli alti livelli del debito pubblico in rapporto al PIL avviata negli ultimi due anni. Sarebbe un segnale decisivo di credibilità per i mercati, che si tradurrebbe in premi per il rischio sovrano più bassi, contenendo l’onere da interessi e riducendo lo sforzo necessario per raggiungere gli obiettivi di bilancio.
Se le conseguenze redistributive e allocative dei maggiori costi dell’energia non possono essere ignorate, i margini per l’erogazione di aiuti a famiglie e imprese saranno verosimilmente molto più limitati che negli ultimi due anni; possono essere ampliati con la riduzione di altre spese. Interventi temporanei e mirati, destinati ai nuclei e ai comparti produttivi in maggiore difficoltà, potranno contribuire a contenere la riduzione dei redditi reali e, per tale via, le pressioni sull’inflazione connesse con le richieste salariali senza compromettere l’equilibrio dei conti pubblici.
Negli ultimi due anni la riduzione del rapporto tra debito e prodotto ha beneficiato della ripresa dell’economia, più rapida del previsto, ed è stata favorita da un aumento dei prezzi certo tanto poco desiderato quanto ampio e prolungato. Ma oggi non possiamo che auspicare e ricercare una rapida diminuzione della “tassa” da inflazione, per la stabilità dell’economia, per la protezione del risparmio e per il sollievo di chi più risente dell’eccezionale aumento dei costi energetici. Bisognerà fare attenzione a non ripetere gli errori di quaranta e più anni fa quando al persistere dell’inflazione dovuto alla vana rincorsa tra prezzi e salari si associarono molti anni di disavanzi eccessivi, con la conseguenza ultima della crisi finanziaria e valutaria di cui ricorre in questi mesi il trentennale.
Resta fondamentale indirizzare le risorse pubbliche a sostegno della crescita economica. Il Paese oggi beneficia del forte impulso assicurato dalle ingenti risorse rese disponibili, nell’ambito del programma Next Generation EU (NGEU), per gli investimenti e le riforme previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. I finanziamenti ricevuti ammontano già a 46 miliardi; a breve ne verranno erogati altri 21, sotto forma sia di trasferimenti sia di prestiti a basso costo. La realizzazione, completa e senza ritardi, di questo piano, ambizioso ma realistico, potrà tradursi in un rafforzamento significativo del potenziale di crescita della nostra economia.
L’Italia, che è il principale beneficiario delle risorse comuni fornite con il programma NGEU, ha la responsabilità di dimostrare con risultati concreti quali progressi può conseguire un’Unione europea più forte e coesa. La nostra economia, dopo anni di ristagno, può tornare su un sentiero di sviluppo sostenuto e durevole fondato sul rinnovo e l’ampliamento delle infrastrutture e sull’accumulazione di capitale, non solo fisico. Si tratta di un obiettivo alla nostra portata; quanto più si manifesterà la determinazione e la capacità di conseguirlo, tanto più agli investimenti pubblici potrà associarsi la forza rinnovata dell’investimento privato, fondata sul necessario alimento del risparmio, che le famiglie italiane hanno laboriosamente accumulato nel tempo.
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https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2022/Visco_31102022.pdf