Cosa hanno in comune le prime dichiarazioni del nuovo Pontefice Robert Francis Prevost, quelle di Mattarella e Draghi e la parabola dei talenti?
Partendo dall’ultimo, Draghi afferma: “Stiamo assistendo a grandi rotture istituzionali, lo shock politico degli Stati Uniti è enorme. A questo corrisponde un completo cambiamento di rotta in paesi come la Germania e una nuova determinazione della Commissione ad affrontare le barriere e la burocrazia. E abbiamo l’inizio di un piano d’azione, fornito dalle recenti relazioni. I loro consigli politici sono diventati oggi, se possibile, ancora più urgenti”. Tralasciando il fatto che parla della propria relazione in terza persona, come Napoleone e un poco lucido Diego Armando Maradona prima di lui, afferma un punto vero: l’urgenza. Sergio Mattarella cita la Turandot di Puccini “Il Nessun dorma che abbiamo ascoltato poc’anzi potrebbe applicarsi alla nostra Unione”. Papa Leone XIV ha spiegato di aver scelto questo nome come richiamo alla Rerum Novarum di Leone XIII, quando la Chiesa mise le fondamenta della propria dottrina sociale, in contrasto al marxismo imperante e proprio per non lasciare ai marxisti il terreno sociale e gli operai in tempi di rivoluzione industriale. Oggi, ricorda Prevost, il mondo deve fare i conti con l’intelligenza artificiale.
Tutti e tre questi elementi suonano come sveglie all’Unione europea.
Dalla Rerum Novarum alla fondazione del Partito Popoalre Italiano passarono 28 anni: tre decenni di meditazioni, anche scontri, fra diverse sensibilità in seno al mondo cattolico. Un tempo lungo che oggi, né l’Italia, né l’Europa e tantomeno i modi e i tempi della politica consentono. Da quel PPI nacque un movimento capace di cambiare l’intera Europa.
Serve ricordare la lezione della parabola dei talenti: “Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo”.
Mai come oggi, anche sulla spinta dei nuovi stimoli che verranno da Leone XIV, è necessario, per chiunque si rifaccia alla cultura cattolica e alla dottrina sociale della Chiesa, di fare i conti con la necessità di una nuova presenza nello scenario politico italiano. Come all’epoca la questione operaia, oggi l’aggregazione di soggetti diversi deve avvenire sulle sfide etiche e sociali poste dall’ingresso dell’intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni. Abbiamo più volte ricordato quanto la forza del popolarismo sia non nell’applicare dogmi ideologici ma nel pragmatismo di un sistema di valori che si pone come metodo per interpretare la realtà. Quelli che Aldo Moro chiamava i “tempi nuovi” sono gia’ il vissuto quotidiano di imprese, famiglie, studenti. Siamo in tempo, ma non ancora per molto.