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lunedì, 21 Luglio, 2025
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L’Europa deve prepararsi alla rottura con Trump

Non si tratta di evitare un conflitto: la guerra commerciale con gli Stati Uniti è già in corso, e a scatenarla è stato Donald Trump. È quanto afferma, senza giri di parole, Kenneth Rogoff, economista di Harvard ed ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, in un’intervista rilasciata ieri a Repubblica. Le sue parole tracciano una diagnosi netta: «L’aggressore è Trump, ma l’Europa deve combattere con grinta la sua resistenza». Un monito che arriva in un momento decisivo: entro il 1° agosto, l’Unione dovrà rispondere ai ricatti tariffari statunitensi con una linea coerente e condivisa.

La tentazione dellappeasement

Rogoff mette in guardia dalle illusioni di pacificazione: «Con Trump non c’è pace vera, al massimo un cessate il fuoco». Cedere oggi significherebbe solo alimentare nuove pretese domani. Le concessioni fatte finora — sulla difesa, la minimum tax, il gas — hanno dimostrato quanto l’Ue sia apparsa debole. Eppure, proprio in queste ore, l’Italia mostra ancora una volta un atteggiamento ondeggiante: la presidente del Consiglio Meloni cerca di evitare frizioni aperte, coltivando l’idea che si possa restare neutrali in un confronto impari. Anche la Germania, con la prudenza calcolata di Friedrich Merz, frena ogni iniziativa europea realmente incisiva.

Solo la fermezza può evitare il disastro

Eppure, come ricorda lo stesso Rogoff, l’Europa è più forte di quanto essa stessa sembri credere: «Ha in sé una rilevanza di cui non sembra rendersi conto». Il ruolo crescente dell’euro nei mercati internazionali ne è una prova concreta. In questo quadro, è Emmanuel Macron a rappresentare l’unica voce all’altezza della sfida. L’Ue dispone di strumenti economici e diplomatici per controbattere, ma serve una visione politica salda, una volontà strategica. Non si tratta di sostenere Macron contro altri, ma di riconoscere che oggi egli dice ciò che altri preferiscono tacere. È il momento di fare quadrato. Non ci si difende dalla clava dei dazi con le mezze misure o il tatticismo: ci si difende con chiarezza e compattezza.

La partita globale e il ruolo dei mercati

Un segnale importante potrebbe arrivare dal viaggio imminente della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che incontrerà a breve i vertici giapponesi e, successivamente, quelli cinesi. I dazi saranno al centro dei colloqui bilaterali? Trump potrà essere indotto a un ripensamento? L’Europa sarà in grado di mantenere una linea univoca?

Un aiuto potrebbe arrivare anche dai mercati: la febbre dei dazi, finora, non ha intaccato le Borse. Al contrario, le piazze finanziarie stanno registrando segnali positivi. Proprio per questo la questione diventa ancor più pressante e non ammette scorciatoie: l’Unione Europea deve agire con fermezza e parlare con una sola voce, nell’interesse dell’intera comunità.  In caso contrario, saranno i singoli Stati a pagare il prezzo dell’irrilevanza. A quel punto la neutralità sfoggiata da Meloni e da Merz a cosa sarà servita?