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domenica, 5 Ottobre, 2025
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L’europeismo democratico cristiano inconciliabile con quello di marca neofascista

I Padri fondatori, grazie alla loro politica d’ispirazione cristiana, hanno gettato le basi per un’Europa di libertà e di progresso. Invece l’europeismo neofascista ha fatto leva sul mito neo-imperiale della forza e della gerarchia.

Dopo la guerra, l’idea d’Europa divenne il campo di prova di due concezioni politiche radicalmente diverse. Da un lato, il filone democratico-cristiano, animato da De Gasperi, Schuman e Adenauer, che vedeva nel progetto europeo un atto di riconciliazione morale e di rinascita civile. Dall’altro, una corrente neofascista e “terzaforzista”, che sognava un’Europa unita sotto il segno dell’autorità, contro il liberalismo occidentale e contro il comunismo.

La Terza forza contro la Comunità

Per la cultura neofascista emersa negli anni ‘70, l’Europa non era una comunità di popoli, ma una potenza da ricostruire in chiave imperiale. L’obiettivo non era la pace, bensì l’autonomia strategica: un continente-nazione da contrapporre a Stati Uniti e URSS. Teorici come Jean Thiriart e Adriano Romualdi esaltarono il mito dell’“Europa Nazione”, rigettando la democrazia parlamentare e i principi egualitari. L’unità andava fondata su gerarchia, disciplina e identità etnica.

All’opposto, i democratici cristiani concepirono l’Europa come risposta morale alle tragedie del secolo. Il vincolo sovranazionale era garanzia di pace e di libertà, frutto di un’ispirazione cristiana che faceva della dignità della persona il punto di partenza di ogni costruzione politica.

LEuropa di De Gasperi

De Gasperi fu il più coerente interprete di questo europeismo morale, radicato nella cultura cattolica e nella tradizione del personalismo. Per lui la comunità europea non era un espediente diplomatico, ma la forma politica di una nuova civiltà cristiana capace di superare le divisioni ideologiche e di fondare la pace sul rispetto reciproco fra i popoli.

Nel suo pensiero l’Europa coincideva con la democrazia organizzata della solidarietà, dove libertà e responsabilità si sostenevano a vicenda. È questo il tratto distintivo dell’europeismo democratico cristiano: l’unione non come potenza, ma come progetto morale.

Imperium contro solidarietà

Nel modello neofascista prevaleva un europeismo imperiale, fondato sull’idea di élite combattenti e sull’ostilità verso il pluralismo. In quello democratico-cristiano si affermava invece un europeismo solidarista, ispirato alla dottrina sociale della Chiesa e al principio di sussidiarietà.

Il primo esaltava la forza come principio ordinatore, il secondo la cooperazione come strumento di pace. È la differenza, ancora oggi decisiva, tra chi crede nella supremazia e chi nella fraternità.

Laddove il neofascismo cercava nell’unità continentale una rivincita storica delle nazioni sconfitte, i partiti democratici cristiani vi vedevano la via per superare i nazionalismi stessi.

Nel contrasto fra queste due Europe — l’una autoritaria e identitaria, l’altra libera e solidale — si misura ancora oggi la distanza tra un’ideologia della potenza e un’idea di civiltà fondata sulla persona umana e sulla pace.

È questa la vera eredità dell’europeismo democratico cristiano: aver promosso un’Europa che non teme la libertà, perché sa che la libertà, senza la dignità dell’uomo, non è che un’altra forma di dominio.