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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Liberali, cattolici, riformisti: il ruolo del centro in Italia.

In un’Italia polarizzata, il centro cerca di rinascere - deve rinascere! - unendo valori liberali, cattolici e riformisti per offrire una nuova rappresentanza agli elettori spaesati e senza una casa politica.

Gentile Direttore,

oggi sarà una giornata di grandi discussioni politico culturali nell’area cattolica e liberale che si colloca all’opposizione del Governo Meloni. È un primo segnale di vitalità di un’area che, sia per il crollo dell’esperimento terzopolista, sia per la vittoria di Elly Schlein alle primarie, si è ritrovata improvvisamente afona e non rappresentata.

Entrambi gli incontri non nascondono insidie. I cattolici di Milano dovranno ricordare la scelta atlantista compiuta da De Gasperi e dalla Dc nel secondo dopoguerra, non soffiare su venti anti Nato, un’alleanza difensiva basilare per il nostro Paese. 

Oggi, adottare le posizioni, seppur legittime, di alcuni eurodeputati eletti nel Pd, sarebbe come negare che persino Berlinguer preferiva stare nella Nato. Questo non significa essere guerrafondai, tutti vogliamo la pace. Se l’Unione Europea la garantisce all’interno della Comunità Europea, al momento, la Nato è l’unico strumento utile per difendere la pace ai suoi confini.

I liberaldemocratici di Orvieto invece saranno chiamati a non intraprendere derive woke o liberiste. Bisogna sempre ricordare ciò che Einaudi scriveva a Croce in una sua lettera dove sosteneva che, al contrario dei liberisti che ritengono tutto lecito, il politico liberale dovrebbe sempre “far suo il detto di San Paolo del tutto è lecito all’uomo ma non tutto è proficuo.”

Certo non bisogna illudersi, anche percorrendo la strada giusta, questa giornata non porterà a costruire le fondamenta di un nuovo progetto politico, poiché entrambe le iniziative tendono a collocarsi all’interno del Pd. Tuttavia, l’intervento di personaggi esterni a queste realtà e il collegamento ponte tra i due incontri, potrà creare un terreno fertile dove, prima o poi, qualcuno getterà un seme (si spera).

Oggi, come mai prima d’ora da quando quell’esperienza venne meno, è necessario ricostruire una forza simile all’allora Margherita che non potrà essere una sua versione 2.0, con gli stessi nomi di prima. Serve, però, un contenitore che ricalchi le stesse istanze cattoliche, liberali repubblicane e riformiste (per sintesi definirò centriste da qui in poi). D’altra parte, osservando ciò che avviene nel mondo, mi chiedo, se non ora quando sarà opportuno riprendere quel fantastico motto: Democrazia è Libertà? 

Come sottolineava giustamente nei giorni scorsi, sulle colonne di questo giornale, Giorgio Merlo, dobbiamo partire dal presupposto che molti degli allora personaggi più illustri dell’esperienza margheritina o ci hanno purtroppo lasciato o hanno abbandonato l’attività politica oppure si trovano legittimamente seduti tra gli scranni del Pd e là vogliono rimanere. 

Esiste però un’area di elettori spaesati che, ritrovandosi negli ideali centristi e contrari a due delle principali riforme del governo Meloni (autonomia e premierato), non hanno una casa politica. Questi elettori esistono e lo dimostrano i risultati sia del Terzo Polo alle scorse politiche sia i voti alle liste che si rifanno a Renew Europe alle scorse europee (due liste che sommate insieme raggiungevano quasi l’8% e che per egoismi politici non hanno eletto nemmeno un rappresentante).

Questo spazio politico, dunque, oggi esiste e se nessuno dei vecchi esponenti della Margherita lo vuole occupare, è giusto che qualcuno si faccia avanti e federi queste realtà, offrendo una rappresentanza a noi elettori.

Si sono fatti numerosi nomi di federatori: Ruffini, Sala, Calenda, Renzi, Casini. Gentiloni sarebbe perfetto ma non pare intenzionato ad uscire dal Pd, ma ancora nessuno ha compiuto il primo passo necessario: mettere da parte la propria leadership personale e/o il proprio partitino e lavorare con spirito unitario per costruire una realtà politica che vada oltre i vari 2%. 

Chi vuole candidarsi realmente ad essere un federatore deve abbandonare i sogni di guidare questo soggetto e tessere una fitta rete, riunire gli strappi e sacrificarsi a vantaggio del progetto comune. Lo capisco non è la descrizione del lavoro più bello del mondo, ma se nessuno avrà il coraggio (come dice giustamente Merlo) di farlo, noi elettori non avremo una rappresentanza e cosa potremo fare?

Votare un Pd alleato solamente con le forze di sinistra? Su politica estera e giustizia sarebbe poco compatibile con le nostre idee.

Votare Forza Italia in una coalizione guidata dalla Meloni? Bisogna riconoscere che su politica estera, ordine dei conti, giustizia ed energia è possibile percorrere percorsi comuni, ma come sostenere le attuali riforme costituzionali o le politiche sui diritti civili o gli scarsi investimenti su scuola e sanità? Costruire un’alternativa terza rispetto ai due poli? Questa rimane una soluzione percorribile, ma senza una riforma della legge elettorale proporzionale questi voti rimarrebbero inutilizzati. Si rischierebbe uno scarso bottino elettorale e molti di noi preferiranno astenersi. Serve dunque coraggio e pazienza, umilità e spirito unitario, e mai come oggi, osservando ciò che accade nel mondo, serve essere Liberi e Forti per lottare affinché nessuno possa dimenticare che Democrazia è Libertà!

Cordiali Saluti