Libertà e coscienza. A proposito del brindisi di Newman sul primato della coscienza e qualche accenno alla vita pubblica odierna.

..il concetto di libertà chiede per sua natura di essere integrato da altri due concetti: il diritto e il bene. Potremmo dire che la libertà include la facoltà della coscienza di riconoscere i valori fondamentali dellumanità, quelli che riguardano tutti.. [Benedetto XVI].

Nellaffrontare il tema voglio fare riferimento al salmo 19, 13:...le inadempienze chi le discerne? Assolvimi dalle colpe che non vedo... Quando non si vedono più le colpe, il silenzio della voce della coscienza nelle tante situazioni della vita, è una malattia spirituale ben più grave della colpa. Chi non riconosce che uccidere è peccato, è ancora più lontano dalla verità (e dalla conversione). Nellincontro col Signore, chi pretende di autogiustificarsi, appare come chi è davvero perduto. E ciò è dimostrato dal pubblicano che pur grande peccatore, torna a casa giustificato, rispetto al fariseo, che pure aveva fatto cose buone; il fariseo che sta in pace con la sua coscienza, non sa più che anchegli ha delle colpe. Il Signore può operare bene con coloro che si riconoscono peccatori perché essi non sono impermeabili a quel cambiamento, quella conversione che Dio aspetta da essi e da ognuno di noi.

Proviamo a trasferire questo concetto di libertà e coscienza al momento storico attuale. Accettando la verità del Vangelo sembrerebbe a prima vista che la morale della coscienza e la morale dellautorità siano in lotta fra di loro. Quando lautorità, in questo caso il Magistero della Chiesa, parla di questioni morali, fornisce alla coscienza loccorrente per formarsi un proprio giudizio. Ma non si può accettare che il giudizio della coscienza sia sempre giusto e infallibile, perché se così fosse, vorrebbe dire che non esiste una verità nelle basi, nei fondamenti della nostra esistenza nel mondo. È allora chiaro che la questione della coscienza ci conduce al cuore del problema, che è la nostra vita. Se la coscienza retta non apre alla verità e resta solo un guscio della soggettività, che ci dispensa dal conoscere la verità, allora essa diventa la giustificazione della nostra personale visione. In tal modo il dovere di cercare la verità viene meno, così come vengono meno i dubbi sulle generali tendenze che vogliono predominare nella società e su quanto in essa è diventata unabitudine: luomo è ridotto alle sue convinzioni superficiali. Se la coscienza giustifica ogni soggettività e il conformismo sociale, il dovere di ricercare la verità viene meno.

Anche i nazionalsocialisti e i comunisti erano profondamente convinti della loro causa e per quanto fossero state oggettivamente spaventose le loro azioni, essi, a livello soggettivo, credevano di comportarsi bene. Ma la capacità di riconoscere la colpa è necessaria. Chi non percepisce più la colpa è spiritualmente ammalato, è “un cadavere vivente, una maschera di teatro. Forse ne erano totalmente sprovvisti Stalin e Hitler, come anche i padrini della mafia. Se la coscienza si riduce a certezza soggettiva, si rinuncia alla verità. Quando il salmo 13 citato prega per la liberazione da colpe non consapevoli, esso attira lattenzione su questa connessione. A proposito, viene in mente la famosa frase della lettera al Duca di Norfolk di San John Henry Newman: Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzocosa che non è molto indicato fare allora io brinderei per il papa. Ma prima per la coscienza e poi per il papa. Per luomo moderno, invece, la coscienza sta dalla parte della soggettività, come espressione della libertà del soggetto, mentre lautorità, anche come Magistero della Chiesa, sembra minacciare o negare questa libertà.

Per Newman è la verità che assicura la connessione fra la coscienza e lautorità, e la coscienza non è il criterio decisivo di fronte alle pretese dellautorità, in un mondo, come quello di oggi, in cui la verità è assente e ci si barcamena nel compromesso fra esigenze del soggetto ed esigenze dellordine sociale. La coscienza, allora, è il superamento della pura soggettività nellincontro fra linteriorità delluomo e la verità che proviene da Dio. Un uomo di coscienza non compra il benessere, il successo, la considerazione sociale a prezzo della rinuncia alla verità (come avvenne appunto con la resistenzadi Tommaso Moro). Lautentica voce della coscienza non coincide con i propri desideri e i propri gusti, né con ciò che può essere socialmente vantaggioso, né con le esigenze del potere politico o sociale. Questo è il punto veramente critico della attualità che viviamo. Perché oggi la verità è stata eliminata ed è stata sostituita da quella di progresso: il progresso sarebbe la verità, progresso che in questa esaltazione collettiva diventa privo di ogni direzione. Ma se non c’è una direzione, la conseguenza sarà un regresso. Questa rinuncia ad ammettere la possibilità di conoscere la verità porta ad un uso formale dei concetti e delle parole e le etichette spopolano: conservatore, reazionario, fondamentalista, progressista, rivoluzionario.

Allora quando i contenuti non contano più, vale la tecnica come criterio unico e il potere, sia rivoluzionario che reazionario, domina la scena: è la forma perversa della somiglianza con Dio, è la contraffazione di un idolo. Ogni uomo dovrebbe interrogarsi non sul potere, ma sul dovere: tutti i martiri attestano la capacità di verità delluomo quale limite di ogni potere e garanzia della sua somiglianza divina. E tornando alla frase di Newman sul brindisi prima alla coscienza e poi al papa, il significato autentico dellautorità dottrinale del papa è nellessere egli il garante della memoria cristiana. Tutto il potere che ha il papa è potere della coscienza, servizio su cui si fonda la fede, che deve essere continuamente purificata, ampliata e difesa contro le forme di distruzione della memoria, la quale è minacciata tanto da una soggettività dimentica del proprio fondamento, quanto dalle pressioni di un conformismo sociale e culturale (Benedetto XVI).

È il buonismo che permette ai politici di molti partiti di oggi di cavalcare le mode. San Tommaso suddivide latto di coscienza in tre momenti: riconoscere (recognoscere), rendere testimonianza (testificari), giudicare (iudicari). San Basilio (329-379 d.C.), confessore e Dottore della Chiesa, primo dei padri cappadoci, scrisse: Lamore di Dio non dipende da una disciplina imposta dallesterno, ma è costitutivamente inscritto in noi, come capacità e necessità della nostra natura razionale. Basilio parla della scintilla dellamore divino che è stata nascosta nel nostro intimo. Ciò significa che nella nostra coscienza è stata infusa loriginaria memoria del bene e del vero, coincidenti, e che c’è una tendenza intima dellessere delluomo, fatto a immagine di Dio, verso quanto a Dio è conforme: è il senso interiore, la capacità di riconoscimento, di cui è percepibile leco in noi stessi. Se vogliamo, questo è anche il senso della missione del Vangelo. Infatti la missione si giustifica se i destinatari, nellincontro con la parola del Vangelo, ri-conoscono: Ecco, questo è proprio quello che io aspettavo. Il senso del bene è stato impresso in noi(SantAgostino). A partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il senso del brindisi di Newman prima per la coscienza e poi per il papa.