Anni fa, in occasione della vittoria dello scudetto del Napoli, sulle mura del cimitero di Napoli apparve la scritta! Che vi siete perso!”, a segnare il rammarico dei morti per non aver potuto godere della gioia popolare.
Il discorso vale per quanti non hanno partecipato all’incontro promosso da Don Andrea Manto, Parroco di Santa Chiara a Roma, sul tema “Destinati alla vita, l’esistenza il tempo e l’Oltre” con la presenza di Vincenzo Paglia e Fausto Bertinotti a dibattere con la caratura e l’intelligenza che li correda.
Nel teatro un pubblico attento all’ascolto di oltre 400 persone, posti in piedi, per dire di quanto la qualità muova ancora l’interesse ad una partecipazione.
Dopo i saluti di introduzione, Don Andrea Manto ha moderato il confronto con stile dinamico con commenti incisivi e mirati, rilanciando le riflessioni emerse con ulteriori spunti, intanto centrando il pensiero sulla figura del ruolo oggi della figura dell’Anziano, tema oggetto di particolare interesse e studio dei due relatori.
Per Bertinotti, nella società contadina l’anziano era naturalmente rispettato mentre nella società industriale è diventato un riferimento controverso. La perdita della capacità di lavoro ne ha impoverito il valore bilanciato dal riconoscimento della pensione il cui valore ne condiziona però costantemente il prestigio. Occorre prendere atto come nella società post industriale prevalga l’egoismo ed una attenzione tutta volta allo spettacolo e al divertimento. Si destinano fiumi di denaro per la cura dell’estetica. L’anziano così entra in crisi perché non è bello e spendibile mentre dovremmo guardare tutti ad una ragione superiore della vita delle persone. L’umanità ha invece una missione da compiere o su questo campo perdiamo tutti. Così il dovere delle minoranze è andare contro questo processo storico, consapevoli come la politica non può salvarci perché è essa stessa parte del sistema.
E’ quello che Paglia, citando De Rita, ha chiamato” l’egolatria”, un inquietante mondo di monoteisti. Il Presidente della Accademia Pontificia della Vita ha detto come oggi è più che mai il tempo della Chiesa. Così, richiamando l’Enciclica “Spe Salvi” di Papa Benedetto XVI, ciascuno non può salvare la sua anima per conto proprio, o si è insieme o si fallirà. Oggi urgentemente deve imporsi il magistero della fragilità, che proclama la sua disabilità, riscoprire il senso del Noi, la corresponsabilità di tutti per un’idea diversa di comunità. Per questo, con esempio concreto, gli anziani non devono essere relegati nelle residenze sanitarie assistenziali ma restare in famiglia per essere accuditi ed a loro volta per accudire. Paglia ha rammentato come la Bibbia dica come non è bene che l’uomo stia solo, quindi prendersi cura gli uni degli altri è la sola prospettiva a cui guardare, si impone una alleanza per salvare il Noi. La Chiesa deve essere serva, aiutare il mondo altrimenti il rischio è di finire drammaticamente nel buco del lavandino della storia. Grazie al progresso della medicina, è la prima volta che registriamo la contemporanea presenza di 4 generazioni e ciascuna è abbandonata per conto suo. Al contrario occorre costruire le scale e gli ascensori per dialogare e vivere fruttuosamente insieme.
Sulla stessa linea Bertinotti ha sottolineato come “il vecchio” ed i nonni rappresentino uno Stato sociale, che sostituisce la famiglia per ragioni economiche e di tenuta. Siamo di fronte ad un mondo che produce spaesamento e solitudine, privo di un riconoscimento di una prospettiva di futuro, con l’assoluta assenza attuale di profeti.
Sulla questione Don Andrea Manto ha osservato come è mancata del tutto la globalizzazione dell’umano, realizzandosi solo quella spietata dei mercati, affermandosi purtroppo una cultura dello scarto. La rivoluzione industriale ha creato anche con la sua tecnologia una incomunicabilità tra giovani anziani. Se non sei utile alla macchina sei espulso dal sistema. La tecnologia, del resto, non ha certamente caratteri caritatevoli. La famiglia è in grave affanno minata dall’imporsi di ruoli fluidi che ne condizionano la tenuta. L’esigenza di trovare da tutti una fede condivisa è ciò che dovrebbe allertare i cuori e le coscienze di ciascuno.
Il dibattito si è poi orientato sul tema dell’Oltre e sul senso della vita.
Da qui Paglia ha denunciato la rottura di legami e ancor più la mancanza di una destinazione. La domanda è se ci sia un senso della vita o siamo soltanto un frutto del caso. La ragione, molto assorta ad indagare sul fatto che siamo venuti al mondo, parimenti dovrebbe impegnarsi anche sul nostro “oltre”. Ha sottolineato una verità spesso nel dimenticatoio: lo scandalo della resurrezione della carne e non solo dell’anima. Per Paglia ci attende la resurrezione della carne e non di una astratta energia. Tutti siamo destinati ad un fine e non siamo in balia dei drammi umani. Dio assegna a Noè, un vecchio, il compito di salvare tutta l’umanità. Ci attende una destinazione futura storica e umana ed il paradiso è una terra per tutti i popoli non solo per i Cristiani. E’inutile combattersi, si deve essere tutti insieme al mondo e il ruolo dei Cristiani è quello di essere fedelmente servi della fraternità.
Bertinotti ha contrapposto, da non credente, una diversa chiave di lettura, individuando nel suo “oltre” non la resurrezione della carne ma una permanente azione storica di riscatto delle ingiustizie della società, memori della lezione ricevuta da chi ci è preceduto e che costituisce la stella polare a cui ispirarsi.
Per l’uomo politico la sua destinazione è mettere la causa nella storia, è redenzione della umanità, nella causa di liberazione di alienazione degli uomini. Questa, dunque, è la sua idea di trascendimento.
Ha ricordato simpaticamente il felice rapporto tra Don Peppone e Don Camillo, ciascuno de quali vantava di conoscere i propri fedeli o compagni per nome e l’altro in aggiunta per nome e cognome, una sintesi valoriale del cattolicesimo e del movimento operaio. Ora si certifica una desertificazione del tutto ammettendo di non saper dare risposte al precipizio in cui si è caduti, allo scarto tra i sogni di un tempo e il vuoto di oggi, tra il Noi del passato e l’egoismo attuale.
In conclusione, Paglia ha rilevato che quella di Bertinotti non sia comunque storia minore. Siamo obbligati al bene e la resurrezione della carne e della storia costituiscono in ogni caso un dono di Dio. La storia Dio la regala a tutti i suoi figli, indipendentemente dal merito.
L’evento ha confermato come la Parrocchia di Santa Chiara sia un esempio speciale di comunità nel territorio su cui insiste, una osmosi fertilissima dei suoi abitanti che guardano e lavorano nella realtà parrocchiale arricchendola di contributi e trovando, in essa, il Noi a cui tutti dovremmo ambire. C’è da credere che si aprirà una stagione di nuovi appuntamenti di nuovo tutti da vivere.