Roma, 11 Dic. – Nel 2000, quando Jeff Bezos parlava di una “libreria online” e molti commercianti italiani liquidavano Amazon come “una moda americana”, pochi immaginavano che vent’anni dopo il gigante di Seattle avrebbe ridefinito le regole del retail globale. Oggi Alessandro Ciciarelli, fondatore di IntelligenzaArtificialeItalia.net, vede lo stesso schema ripetersi con l’intelligenza artificiale nelle piccole e medie imprese. “La storia si ripete sempre due volte”.
Vent’anni fa, mentre Amazon costruiva la sua infrastruttura logistica e perfezionava algoritmi di raccomandazione, i negozi tradizionali continuavano a considerare internet una curiosit per smanettoni. “Ricordo perfettamente le reazioni degli imprenditori di allora”, racconta Ciciarelli. “Dicevano che i clienti italiani non avrebbero mai comprato online, che mancava il rapporto umano, che era troppo complicato. Dicevano che alle persone italiane piace il calore del negozio, e siamo finiti a provare le scarpe in negozio per poi comprarle su amazon.. Gli stessi argomenti che sento oggi quando propongo l’integrazione dell’IA nei processi aziendali”. Il risultato di quella miopia strategica sotto gli occhi di tutti: migliaia di attivit commerciali chiuse, interi comparti industriali costretti a reinventarsi in corsa, un’intera generazione di imprenditori che ha scoperto troppo tardi di essere diventata irrilevante.
Ma c’ una differenza fondamentale tra la rivoluzione di Amazon e quella dell’intelligenza artificiale: la velocit. “Amazon ha impiegato vent’anni per affermarsi globalmente”, spiega Ciciarelli. “L’IA sta trasformando interi settori in due anni, non venti. Chi pensa di avere tempo per osservare e decidere con calma si sbaglia di grosso”. I numeri gli danno ragione: il mercato italiano dell’intelligenza artificiale cresciuto del 58% nell’ultimo anno, raggiungendo 1,2 miliardi di euro. Ma soprattutto, le aziende che hanno integrato strumenti di IA nei loro processi stanno registrando incrementi di produttivit compresi tra il 25% e il 45%, cifre che in un mercato competitivo rappresentano la differenza tra prosperare e sparire.
L’imprenditore ha identificato tre errori ricorrenti che le PMI stanno commettendo, gli stessi che vent’anni fa condannarono molte attivit tradizionali. Il primo la sottovalutazione: “Molti vedono l’IA come un gadget tecnologico, non come una leva strategica. come se nel 1999 avessero considerato un sito web una semplice brochure digitale”. Il secondo la delega: “Si affidano a consulenti improvvisati o acquistano software preconfezionati, senza sviluppare competenze interne. la strada pi veloce per diventare dipendenti da fornitori esterni”. Il terzo la frammentazione: “Introducono strumenti di IA senza una visione d’insieme, creando inefficienze invece di miglioramenti. come avere dieci siti web diversi invece di un ecosistema digitale coerente”.
“La lezione di Amazon dovrebbe averci insegnato che le transizioni tecnologiche premiano chi anticipa, non chi segue”, conclude Ciciarelli. “Ma soprattutto, che il costo dell’inazione sempre superiore a quello dell’azione. Vent’anni fa, costruire un e-commerce costava decine di migliaia di euro e richiedeva mesi di lavoro. Oggi, integrare l’IA in un’azienda pu richiedere poche settimane e investimenti contenuti. Non abbiamo pi scuse per restare indietro”. Il messaggio chiaro: la storia offre sempre una seconda opportunit, ma mai una terza. E stavolta, il tempo per coglierla si sta esaurendo molto pi rapidamente di quanto molti immaginino.

