L’ira della Regina Cleopatra nel gioco delle nomine imperiali

Quando l'impulsività regale incontra la strategia politica, anche una semplice nomina può trasformarsi in un campo di battaglia. Cleopatra/Meloni contro Cesare: tra errori tattici, tradimenti e ignavi in agguato.

Un punto per Cesare. Se mai ci fosse una partita tra due contendenti così diversi e un arbitro dovesse stabilire i punteggi da assegnare, questa volta Cesare vedrebbe assegnato a sé un punto. Già, perché la regina Cleopatra/Meloni ha perso la pazienza e, non sapendo governare l’ira, è andata giù con gli insulti.

Ma veniamo ai fatti. C’è da nominare un giudice della corte suprema dell’Impero. Siccome tra le regole c’è la possibilità che venga esaminato anche Cesare, quest’ultimo si astiene. La regina Cleopatra/Meloni interpreta il silenzio come un via libera e, siccome nel regno d’Egitto si fa così, applica il suo metodo e designa uno dei suoi. Ma c’è un “ma” di troppo: la nomina deve raccogliere i voti di tutti quelli che rappresentano il Senatus Populusque Romanus, e quindi va organizzata la conta. Esercizio di democrazia che una regina, capo assoluto, non sa come gestire. Si affida ai suoi e commette un errore: informa la ciurma senza prima aver ben concordato con i due luogotenenti e senza aver fatto un discorsetto ai suoi sul valore del silenzio e dello spirito di corpo, dando per scontato che le obbediscano.

Invece, come le serpi del deserto, la notizia del nominato si diffonde veloce e silenziosa, e il poveretto finisce trombato senza nemmeno essere votato. L’ira della regina si manifesta subito. Radunata la ciurma sul ponte, dalla tolda parte la ramanzina. Prima contro se stessa e poi contro tutti quelli che ha personalmente scelto per formare la ciurma tra gli egiziani più fidati, riconoscendo che è inutile faticare per degli ingrati. La ciurma ascolta, e tra quelli che sanno ma mantengono il silenzio, scorre qualche sorrisetto beffardo (potevi lasciarci in Egitto a governare il tuo regno, invece di trascinarci in questa avventura con Cesare al grido “siamo pronti”… quando tanto pronti non lo eravamo). E poi contro i traditori, ovvero quelli che hanno impallinato il candidato. Infami, li chiama, piuttosto che ignavi, come sarebbe più corretto… perché costoro non sono senza fama (in-fama), ma senza coraggio per esprimere il proprio dissenso, e quindi ignavi: senza volontà e codardi.

La regina, però, è furiosa, teneva molto al risultato. Pure il prescelto sperava di andarsene e il subentrante di arrivare vicino alla luce irradiata dalla regina. Ma l’amata Cleopatra/Meloni è ancora digiuna di tattica, e ora si trova nell’impasse: non tanto per il fatto di governare una ciurma che non l’ascolta, quanto per avere accanto qualcuno che forse le stava troppo stretto e di non poter far arrivare chi l’avrebbe compiaciuta di più. Se solo avesse chiesto, umilmente, a Cesare, maestro di strategia e tattica, come si porta a casa il risultato quando l’Impero non è ancora tuo, si sarebbe risparmiata l’ira, la rabbia e l’umiliazione di aver perso per colpa degli ignavi/infami. Onta e inconsolabile animo rabbioso.

La ciurma, tuttavia, incassa l’insulto senza troppo dispiacere e affila le armi per il prossimo ordine che verrà.