A marzo, in un’elezione nazionale, il partito popolare conservatore – un partito di estrema destra che dice di voler proteggere una popolazione “estone indigena” minacciata – ha conquistato 19 seggi nel parlamento del Paese.
Ma la sua vera vittoria è arrivata poche settimane dopo, quando la compagine politica è stata inclusa nel governo della coalizione a tre partiti raccogliendo cinque ministeri chiave, anche quello degli affari economici.
Il partito, noto con il suo acronimo EKRE, si presenta come un partito anti-UE.
Nelle settimane successive alla vittoria elettorale si è subito potuto notare come i membri dell EKRE, abbiano iniziato a fare politica con la classica retorica incendiaria dei populisti sovranisti.
Mart Järvik, (politico è ministro) sospetta che i maggiori politici del paese siano “ebrei segreti”. E con fare, molto simile, al presidente degli Stati Uniti Trump o al leader ungherese Viktor Orbán – attaccano regolarmente i giornalisti che considerano “prevenuti”.
La questione delle alleanze tra partiti liberal-democratici e sovranisti, va detto, non è nuova. Già quattro anni fa, dopo le elezioni finlandesi, il Partito di centro formò un’alleanza di governo con i Veri finlandesi, concedendo loro importanti ministeri come quello degli Esteri.
E in Danimarca il governo liberale di centro-destra si regge dal 2015 grazie al sostegno esterno del Partito del popolo danese, di estrema destra, che infatti nel prossimo Parlamento europeo sarà alleato della Lega e dei principali partiti nazionalisti in Europa.
Però. ora che si avvicinano le elezioni europee, sembra sempre più chiaro che i partiti tradizionali dovrebbero evitare di andare sotto braccio coi partiti sovranisti di nuova generazione. Almeno che non si vogliano buttare via 70anni di storia.