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giovedì, 27 Novembre, 2025
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Lontanissima e intima, l’installazione di Laure Prouvost alle OGR

Torino, 4 ott (askanews) – Aprirsi a nuovi modi di percepire e abitare la realt: uno degli obiettivi che si pone la grande installazione che Laure Prouvost ha portato alle OGR di Torino, ma anche, ci sentiamo di dire, uno dei punti attorno ai quali ruota il senso dell’arte contemporanea oggi, in un mondo dominato dalla tecnologia e dalla digitalizzazione della vita. E sdraiarsi al centro dell’opera per vivere il film della Prouvost pu essere un modo per riappropriarci del nostro essere, come umani, ma anche come parte di un universo sconfinato. Samuele Piazza, curatore delle OGR, ci ha introdotto a “We Felt a Star Dying”.

“E’ composta da una grande scultura cinetica che costantemente si muove – ha detto ad askanews – e che ispirata ai quantum computer, sono questi macchinari in via di sviluppo che l’artista ha avuto modo di studiare in una serie di residenze di ricerca che in qualche modo rappresentano il futuro della computazione. Sono macchinari ancora in via di sviluppo e ovviamente la cosa che ha interessato l’artista e quello che per gli scienziati in qualche modo ancora non funziona, ossia il fatto che questi computer siano estremamente sensibili, se vogliamo usare una parola umana e dedicarla alla macchina, ma sono sensibili a delle radiazioni di cui forse noi stessi siamo coinvolti ma forse non siamo cos attrezzati per riconoscerle”.

Le opere di Prouvost sono macchine, realizzate con un’intelligenza artificiale sviluppata sulla base di fenomeni quantistici, ma sono anche macchine che riconoscono l’imprevedibilit delle cose, la possibilit che due stati opposti della materia esistano contemporaneamente e questo ce le rende pi vicine, cos come vicina l’idea di arte dell’artista francese, che sa toccare corde estremamente personali e intime, che nello spettatore generano un’impellente sensazione di verit.

“Chi entra – ha aggiunto Samuele Piazza – si trova in questa narrazione in cui le luci magicamente appaiono, questa enorme scultura sembra per alcuni momenti sparire, puoi riapparire pi o meno incombente ed in un qualche modo in uno spazio industriale come le OGR ripensare a che cosa una macchina, quindi quello che noi abbiamo sempre pensato con un immaginario legato alla rivoluzione industriale grazie questi computer ci si apre a un immaginario molto pi complesso e che vede un unirsi di meccanico e biologico in nuove configurazioni”.

Il punto sembra essere proprio questo: le nuove configurazioni che ci vengono offerte, l’apertura di credito verso pensieri alternativi, l’incursione in luoghi che sono “pi lontani ancora”, dove per, se siamo fortunati, possiamo avere l’occasione di ritrovarci e comprenderci guardano in faccia, per esempio, una stella che muore. (Leonardo Merlini)