L’URSS È MORTA, LUNGA VITA ALL’URSS.

 

Gorbaciov era una mosca bianca destinata ad essere schiacciata o inghiottita come il moscerino menzionato da Putin durante uno dei tanti deliranti discorsi alla nazione. E non illudiamoci che tutto finirà con la fine di Putin. Lui sta soltanto provando a concretizzare quel disegno di ricostruzione iniziato immediatamente dopo la dissoluzione dell’Urss.

 

Francesco Provinciali

 

L’Urss è morta, lunga vita all’Urss! Il processo di ricostruzione dell’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche è iniziato ancor prima della sua completa dissoluzione, per mano di chi ha realmente detenuto il potere nel Paese dalla morte di Stalin: il Kgb. La stream of consciousness circa il reale potere detenuto dal Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti è avvenuta in tutta la sua dirompente e sconvolgente dimensione proprio al termine del ciclo esistenziale dell’Urss. Attiva dal 13 marzo 1954 sino al 3 dicembre 1991 e suddivisa in una ventina di direttorati e altrettanti dipartimenti e guardie di frontiera, l’agenzia raggruppava in un unico organo tutti i poteri detenuti e i compiti svolti in Occidente da moltissime istituzioni, talvolta da interi organi di governo. In pratica, era il potere assoluto in Unione Sovietica. In grado di arrivare ovunque e a chiunque, di sentire tutto e vedere tutto.

 

Nei giorni immediatamente successivi al golpe avvenuto nell’agosto del 1991, ad essere arrestato come principale mandante fu proprio il presidente del Kgb, Vladimir A. Kryuchkov. Un caso unico nella Storia, perché l’unico precedente simile ad un tale avvenimento risale al 1953, quando Lavrenti P. Beria fu arrestato, processato in segreto e fucilato durante una delle tante lotte al potere che seguirono alla morte di Stalin. Il Kgb stava per nascere, e quello fu l’antipasto di cosa sarebbe accaduto al termine del lifespan dell’agenzia: Due avvenimenti identici ne hanno aperto e chiuso il ciclo esistenziale. Il presidente Eltsin non scelse un uomo a caso, per succedergli ma proprio quel tenente colonnello del Kgb che nel dicembre del 1989 tenne lontana una folla inferocita dalle porte della Stasi, a Dresda, riuscendo a conservare la segretezza dei preziosissimi fascicoli confidenziali conservati al suo interno. Il suo nome era Vladimir Putin: contro ogni pronostico Eltsin lo nominò primo ministro, seguendo le indicazioni di Valentin Yumashev, suo consigliere personale e marito della figlia Tatyana.

 

Il papabile successore, indicato da tutti era il liberale riformista Boris Nemtsev, assassinato poi successivamente in una delle tante epurazioni ordinate dall’organo successore del Kgb, l’Fsb. Yumashev non fu l’unico della famiglia a cui venne concesso dal defunto ex primo Presidente “eletto” di arricchirsi gravitando nella sfera governativa in quello che viene comunemente chiamato “clan Eltsin”.

 

Quel che avvenne prima e dopo è Storia. Non si cambia e non si dimentica. La verità, pian piano si disvela per ciò che è. Il discorso pronunciato da Eltsin sul carrarmato in difesa di Gorbaciov, nel frattempo confinato in Crimea, fu il bacio di giuda. Fu osannato dai giornali dell’epoca, e tutti quanti noi fummo speranzosi che avrebbe spianato la strada ad un lungo periodo di pace. Ma sono bastati pochi mesi, forse qualche anno per mostrare il reale coinvolgimento del Gru e del Kgb in quel frangente e in tutto il periodo successivo ad esso. Ancora oggi è sotto i nostri occhi il medesimo inganno: chiamare “guerra di Putin” l’invasione su larga scala dell’Ucraina è semplicemente sbagliato. Lui e Kirill sono due ex agenti e frontman del Kgb, oggi Fsb, e ne esercitano il potere temporale: politico e spirituale. Quel che è penetrato sin nelle profondità del tessuto sociale e nel midollo della struttura politica e militare russa è un metodo.

 

Che ha condizionato la Storia dal post-stalinismo ad oggi. Gorbaciov era una mosca bianca destinata ad essere schiacciata o inghiottita come il moscerino menzionato da Putin durante uno dei tanti deliranti discorsi alla nazione. E non illudiamoci che tutto finirà con la fine di Putin. Lui sta soltanto provando a concretizzare quel disegno di ricostruzione iniziato immediatamente dopo la dissoluzione dell’Urss.

 

Chi verrà dopo di lui sarà probabilmente anche peggio. Basta leggere quel che scrivono Medvedev e Patruscev. È finito il tempo delle pie illusioni: vediamo le cose per ciò che realmente sono e chiamiamole col loro nome.