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lunedì, 1 Dicembre, 2025
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Manciulli (Med Or): Occidente prigioniero del "contingente"

Anagni, 1 dic. (askanews) – Nel tentativo di dare risposta ai molti interrogativi del nostro tempo, questo pomeriggio si è svolta, presso la Sala della Ragione del Palazzo Comunale di Anagni, la seconda edizione di “Rimland”, un forum di geopolitica e geoeconomia volto a fornire agli addetti ai lavori e all’opinione pubblica strumenti utili per interpretare l’evoluzione del sistema internazionale e contribuire alla definizione di una strategia per la sicurezza nazionale.

Il forum si è aperto con il panel Il Mediterraneo nel mondo che cambia, durante il quale gli analisti della Fondazione Med Or hanno offerto una lettura a tutto azimut del ruolo dell’Italia nei principali scenari geopolitici globali.

Rilevando la crisi dell’Occidente, il direttore delle Relazioni Istituzionali della Fondazione Med, Andrea Manciulli, ha osservato come essa sia il risultato di una “crisi di struttura della democrazia nel sapere leggere le cose”, sottolineando come l’Occidente sia ormai divenuto prigioniero del “contingente”. “La comunicazione ci ha appiattito sul contingente”, ha proseguito Manciulli, evidenziando come, a differenza delle democrazie occidentali, le realtà autoritarie con cui ci si confronta sul piano geopolitico e geoeconomico lavorino in un’ottica di medio-lungo periodo, proiettandosi nel futuro e ponendo al centro delle agende politiche gli interessi nazionali di oggi e delle generazioni future. Un vantaggio strategico che, secondo Manciulli, l’Occidente non può permettersi di concedere ai propri competitor.

Partendo da una prospettiva mediterraneo-centrica, la Sottosegretaria agli Affari Esteri Maria Tripodi nel corso del suo intervento ha sottolineato che il “Mediterraneo è la nostra casa geostrategica” e che il governo guarda al Mediterraneo globale “non come a limite, ma come una piattaforma” per proiettarsi nei principali teatri geopolitici mondiali.

“Il Mediterraneo rappresenta la nostra casa strategica evidentemente non solo per un fatto di vicinanza, ma per un fatto anche più squisitamente di interessi nazionali”, ha affermato, ricordando – citando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – che “l’Italia si trova al centro di uno spazio marittimo che proietta la sua rilevanza ben oltre i suoi confini”.

Essendo il Mediterraneo “cerniera tra Atlantico ed Indopacifico”, Tripodi ha spiegato che “parlare di Mediterraneo globale significa riconoscere che il nostro mare non è un limite, ma una piattaforma”, “la cui centralità va costruita e preservata”. In questo quadro, l’Italia mira a un rinnovato protagonismo, come dimostrato dalle recenti iniziative diplomatiche del governo. Tra queste, Tripodi ha ricordato la missione del ministro degli Esteri Antonio Tajani in Arabia Saudita, volta a rafforzare una crescente “interdipendenza economica” e “cooperazione regionale”.

In un contesto globale sempre più conflittuale, in cui le minacce militari si intrecciano con quelle cibernetiche e disinformative, il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, è intervenuto al forum ribadendo che “Putin usa la democrazia contro le democrazie”.

Analizzando i rischi del nuovo scenario geopolitico per l’Italia, Guerini ha evidenziato come la disinformazione rappresenti uno strumento attraverso cui il Cremlino diffonde fake news, polarizza l’opinione pubblica e indebolisce le istituzioni. La disinformazione, ha affermato, “è il punto più delicato, più difficile” per le democrazie, aggiungendo che “contrastare la disinformazione da questo punto di vista è molto problematico”.

“La democrazia non può spegnere una piattaforma, un post o un canale”, ha osservato, sottolineando la differenza tra sistemi liberali e autocratici. “La democrazia deve confrontarsi con la libertà di opinione”, ha continuato, e “non può pensare che per difendersi dalla disinformazione, il tema della libertà d’opinione viene messo in secondo piano”.

Per Guerini, “trovare un equilibrio tra le esigenze di sicurezza e il contrasto alla disinformazione” è estremamente complesso. Per questo, ha evidenziato il presidente del Copasir, “Putin usa la democrazia contro le democrazie, usa la libertà contro le democrazie”.

La strategia del Cremlino, ha spiegato Guerini, consiste nel “far crescere, diciamo campagne di disinformazione, che ormai sono certificate, in maniera molto chiara, sono campagne che mirano a destabilizzare le opinioni pubbliche, a renderle meno convinte in alcune scelte, a condizionarle in altre, in passaggi elettorali, in passaggi decisivi”. Un fenomeno con cui, ha precisato l’ex ministro della Difesa, “è molto complicato confrontarsi”.

Riguardo ai recenti “sconfinamenti” nei cieli europei, che hanno suscitato forte preoccupazione tra le opinioni pubbliche, Guerini ha chiarito che tali episodi non servono soltanto a “testare la reazione della Nato”, ma anche a valutare “la reazione delle opinioni pubbliche”.

Queste provocazioni, ha concluso Guerini, non hanno nella risposta militare il loro “elemento centrale”, ma intendono verificare “come reagiscono le opinioni pubbliche, che paure manifestano, rispetto magari a prese di posizione chiare, precise e dure da parte dei governi”.