9.8 C
Roma
mercoledì, Febbraio 12, 2025
Home GiornaleMar-a-Lago: la nuova Casa Bianca di Trump.

Mar-a-Lago: la nuova Casa Bianca di Trump.

In vista dell’insediamento del 20 gennaio, Trump costruisce una squadra di governo fedele al movimento MAGA. Con scelte controverse e alleanze “estremiste”, prepara una nuova stagione di sfide a Washington.

Non si può dire che stia perdendo tempo, Donald Trump. Anche l’incontro con Biden, segnato da inaspettato fair play, scivola via come atto formale. Dal suo resort di Mar-a lago, nuova residenza alternativa alla Casa Bianca come già fu durante il primo mandato, ha avviato contatti informali con decine di capi di stato, di fatto esautorando il Presidente in carica. E ha già messo al lavoro la sua futura squadra di governo, man mano che indica il titolare dei singoli dicasteri.

Le nomine sinora rese pubbliche confermano le previsioni: la vittoria, per di più così netta, e l’esperienza acquisita (nonché, è probabile, un carattere iroso e vendicativo) spingono il Presidente eletto a circondarsi di figure che prima di ogni altra qualità e competenza ne devono avere una: la fedeltà assoluta al capo. E con questa, ai dettami del suo movimento MAGA.

Un movimento estremista che naturalmente cela dentro di sé estremisti radicali che potrebbero creare problemi allo stesso apprendista-stregone: ad esempio quando è uscita la notizia del probabile incarico a Marco Rubio alla Segreteria di Stato subito sui social molti MAGA-fan hanno sarcasticamente twittato (pardon, xato): “Rubio perché non era disponibile Hillary Clinton?”. Rubio è un repubblicano di destra, non certo un moderato tradizionale. È però un politico professionale esperto, consapevole che qualche mediazione ogni tanto è necessaria, che il confronto talvolta è utile. Per alcuni, evidentemente, è già troppo. Al momento, questa è l’unica nomina – per fortuna in un ruolo fondamentale – che non ha i tratti fondamentalisti di tutte le altre.

Basti citarne alcune. Tom Homan, ideologo della separazione delle famiglie di migranti irregolari alla frontiera, ha simpaticamente detto in una intervista che i governatori democratici devono “togliersi di mezzo” e che l’espressione “deportazione di massa” non è simbolica, ma concreta. Verrà supportato, nel ruolo di vice capo dello staff della Casa Bianca (il capo di gabinetto sarà la tostissima “lady di ferro” Susie Wiles) da Stephen Miller il cui slogan, autodescrittivo, è “l’America agli americani e solo agli americani”. Sul fronte della lotta al cambiamento climatico, oltre all’annunciato ritiro dagli Accordi di Parigi, Trump colloca all’Agenzia per la Protezione Ambientale un negazionista (del resto lo è anche lui) totale, Lee Zeldin.

Ambasciatrice al Palazzo di Vetro sarà Elise Stefanik, una deputata di New York che aveva contestato l’elezione di Biden e che apertamente ritiene indispensabile una “completa rivalutazione” dei finanziamenti USA all’ONU, ritenuto “antisemita e moralmente depravato”. La nomina alla Difesa di Pete Hegseth, un giornalista della amica Fox News privo di alcuna esperienza di governo, ha invece suscitato la motivata preoccupazione dei Democratici ma anche una qual certa indignazione nelle Forze Armate. A conferma che Trump ha proprio l’obiettivo di smantellare tutto quanto sa di establishment washingtoniano.

Ha promesso fuochi d’artificio. Speriamo non facciano divampare un incendio.