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lunedì, 17 Novembre, 2025
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Mattarella, no alla guerra: “nie wieder” è l’orizzonte morale dell’Europa

Il Presidente della Repubblica ha pronunciato ieri al Bundestag un discorso di alto valore morale e civile. Un’appassionata riflessione sulla guerra, la pace, la sovranità dei popoli e la memoria condivisa del dolore europeo.

«Signore e Signori Deputati, con questo spirito mi sento pienamente partecipe della Giornata del lutto nazionale. Le ferite del passato dell’umanità non possono essere eliminate, ma da esse deriva l’impegno comune per l’avvenire».

Con queste parole, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concluso il suo discorso ieri al Bundestag, nel corso della cerimonia tedesca dedicata al ricordo delle vittime della guerra e della violenza. Un intervento denso di storia, filosofia politica e richiamo all’impegno europeo che non ha mancato di suscitare commozione e riflessione nella platea istituzionale berlinese.

“Mai più”: la lezione del Novecento

Mattarella ha scandito con forza il filo rosso del suo intervento: dalla trincea della Prima guerra mondiale a Gaza, da Hiroshima alla condizione dei rifugiati contemporanei. La guerra come annientamento dell’umano, non solo dello Stato nemico.

«È quanto accade oggi – ha ammonito – a Kiev, a Gaza… La guerra totale non esige la sconfitta del nemico, ma il suo annientamento». Una diagnosi severa ma necessaria, che riconnette passato e presente, responsabilità giuridica e responsabilità umana.

Il cuore della denuncia del Presidente è rivolto alla complicità passiva nel degrado del rispetto dei diritti umani: «Oggi, secondo le Nazioni Unite, oltre il 90% delle vittime dei conflitti è tra i civili. Questo non può rimanere ignorato e impunito».

Il multilateralismo: vocazione europea, non burocrazia

Di fronte a una comunità internazionale in crisi di fiducia, Mattarella difende senza riserve la cornice multilaterale, definendola «l’utensile che raffredda le divergenze» e «il linguaggio della comune responsabilità».

La sovranità popolare — ricorda con nettezza — appartiene ai popoli, non agli Stati armati: «Va ribadito con risolutezza: la sovranità di un popolo non si esprime nel diritto di portare guerra al vicino».

E rivolgendosi idealmente all’Europa, aggiunge: «L’Unione Europea, nata dalle rovine della guerra, ha saputo farsi portatrice del multilateralismo al servizio della pace».

Una chiamata all’unità del destino europeo

L’intervento evocativo, percorso da immagini dolorose e forti richiami storici (da Norimberga a Theodor Heuss), sfocia in un appello all’unità politica e morale: “Tocca anche a noi”.

Non è solo l’Italia, non è solo la Germania: sono insieme chiamate a «riabbracciare la causa dell’unità europea», oggi messa in discussione da tentazioni autoritarie, nuovi armamenti e una crescente disuguaglianza.

Tuttavia, osserva Mattarella, «a ogni generazione il suo compito». L’Europa che fu un tempo un teatro di guerra è oggi un presidio di pace. Ma questa identità va continuamente difesa.

Lo dobbiamo ai nostri giovani

Un ultimo passaggio chiude il discorso come un testamento morale: «Lo dobbiamo ai caduti che ricordiamo. Lo dobbiamo alle pietre d’inciampo delle nostre città. Lo dobbiamo ai giovani, che hanno diritto a un mondo diverso da quello di guerra e dopoguerra».

“Nie wieder” non è solo l’imperativo storico del popolo tedesco: è l’orizzonte morale dell’Europa intera. E il richiamo risuona attuale proprio nel tempo dell’incertezza.

👉 Leggi il testo integrale dell’intervento sul sito del Quirinale