Milano, 28 apr. (askanews) – Ennesimo colpo di scena nel risiko bancario italiano: Mediobanca spariglia ulteriormente le carte e lancia un’offerta pubblica di scambio da 6,3 miliardi di euro su Banca Generali, di cui Generali detiene poco più del 50%, mettendo sul piatto la propria storica partecipazione nel Leone, pari al 13% circa. La combinazione creerà un leader nel risparmio gestito, secondo in Italia per totali attivi (210 mld di TFA) e rete distributiva (3.700 professionisti), con il wealth management che diverrebbe il business prevalente e prioritario del gruppo Mediobanca.
Piazzetta Cuccia alza così le barricate nei confronti di Mps, che ha lanciato un’Ops sulla banca, rendendo più difficile la sua scalata. Ma l’AD, Alberto Nagel preferisce non parlare di una mossa difensiva. “Semmai offensiva – ha detto -, una manovra di crescita, di sviluppo, non fatta per rendere difficile qualcosa agli altri, ma per rendere Mediobanca più bella”. Una sorta di contro-offerta ai propri soci. “Ai nostri azionisti penso che debbano essere proposte delle alternative e che poi stia a loro decidere – ha spiegato -. All’assemblea di giugno dovranno decidere cosa preferiscono, devono decidere se piace più far parte di una banca che è leader nel wealth management e non ha un rischio tassi in discesa, o se preferiscono far parte di un gruppo di una commercial bank di medie dimensioni”. Anche se non ci fosse stata in campo l’Ops di Mps, ha sottolineato Nagel, “avremmo ugualmente fatto questa operazione” su Banca Generali, “che la guardiamo da almeno cinque anni e oggi ci sono le condizioni”. La tempistica rispetto all’offerta del Monte è quindi solo “una coincidenza”. Nagel non si aspetta particolari difficoltà sul fronte dell’eventuale Golden Power. “Non pensiamo”, ha detto, che il Governo possa mettere paletti sull’operazione, “si crea un leader italiano nella gestione del risparmio e la nostra premier aveva proprio evocato questo”.
L’operazione, approvata dal cda di Mediobanca con l’astensione dei due consiglieri espressione di Delfin (holding della famiglia Del Vecchio), potrebbe ridisegnare gli equilibri della finanza italiana, visto che comporta per Piazzetta Cuccia la cessione della storica partecipazione nel Leone, che risale agli Anni ’50, con l’evoluzione del rapporto tra le due società che da finanziario si trasforma in partnership industriale. “Molti ci hanno accusato di essere troppo dipendenti da Generali in passato e questa operazione, industrialmente e finanziariamente valida, è certamente la soluzione a un tema che era sul tavolo, ossia la nostra presenza in Generali”. Gli analisti nei loro report odierni hanno promosso la struttura dell’operazione, cioè scambiare la quota nel Leone con il controllo di Banca Generali, proprio perché sottrarrebbe finalmente Mediobanca alle battaglie per il controllo di Trieste. Tra l’altro, la partecipazione veniva vista da più parti come il vero obiettivo finale dell’Ops di Mps, in particolare dei suoi principali soci Caltagirone e Delfin.
Entrando nel dettaglio, il rapporto di concambio è stato fissato in 1,7 azioni Generali per ogni azione Banca Generali ex dividendo. L’Ops comporta un prezzo implicito di offerta pari a 54,17 euro per azione con un premio pari all’11,4% rispetto ai prezzi “undisturbed” del 25 aprile. L’offerta, che si prevede sarà completata entro ottobre, è condizionata, tra l’altro, all’approvazione dell’assemblea ordinaria di Mediobanca convocata il 16 giugno, essendo la banca sottoposta a passivity rule per l’Ops del Monte, e all’ottenimento di un minimo di accettazione del 50%+1 azione.