New York, 21 set. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è attesa per la serata di domani a New York, dove parteciperà all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La premier sarà martedì alla cerimonia di apertura del dibattito generale. Il summit prevede gli interventi, tra gli altri, del segretario generale Antonio Guterres, della presidente dell’Assemblea Generale Annalena Baerbock, del presidente del Brasile Ignacio Lula e del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’intervento di Meloni in Assemblea Generale è fissato per il 24 settembre alle 20, le due di notte in Italia. La presidente del Consiglio avrà anche alcuni incontri bilaterali, ancora in via di definizione.
Quest’anno l’Assemblea Generale dell’Onu si apre all’insegna delle celebrazioni dell’80/esimo anniversario delle Nazioni Unite, istituite a San Francisco il 26 giugno 1945. Il tema scelto dalla neoeletta presidente Baerbock, è “Better together: 80 years and more for peace, development and human rights”. La ricorrenza costituirà anche un momento per individuare i settori in cui è necessario un rinnovamento delle Nazioni Unite, al fine di preservarne la rilevanza e l’adeguatezza in un contesto geopolitico globale sempre più complesso e polarizzato.
Guterres ha voluto infatti legare questo anniversario ad un progetto di riforma, denominato “UN80”, con l’obiettivo di ripensare la struttura delle Nazioni Unite e renderla più agile, meno costosa e più capace di fronteggiare le sfide globali. In questo quadro, si inserisce anche il tema della riforma più generale della governance del Palazzo di Vetro. In questo percorso – ricordano fonti diplomatiche – l’Italia aderisce al Gruppo “Uniting for Consensus”, coalizione di nazioni che propone di rendere il Consiglio di Sicurezza più democratico, trasparente, inclusivo e rappresentativo, in particolare aprendo all’Africa e alle nazioni del Sud del mondo. In concreto, le nazioni che aderiscono al Gruppo ritengono che la creazione di nuovi seggi permanenti nel Consiglio di Sicurezza ostacolerebbe il raggiungimento di questi obiettivi.
Al centro degli interventi, naturalmente, ci saranno anche le principali questioni internazionali a partire dalla guerra in Ucraina e dal conflitto a Gaza. A questo proposito, a margine dei lavori, domani è in programma una conferenza, indetta dal presidente francese Emmanuel Macron, a cui parteciperanno i Paesi pronti a riconoscere lo stato di Palestina: oltre alla Francia ci saranno Andorra, Australia, Belgio, Canada, Lussemburgo, Portogallo, Malta, Gran Bretagna e San Marino. L’Italia, lo scorso 12 settembre, ha votato a favore della Risoluzione dell’Assemblea Generale Onu che chiede la creazione di uno Stato di Palestina libero da Hamas. Il governo non è però intenzionato a procedere da subito al riconiscimento. “Io – ha spiegato in Parlamento il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che sarà presente a New York – non sono mai stato contrario allo Stato palestinese. Ho detto che noi non possiamo riconoscere uno Stato palestinese che non riconosca Israele o non sia riconosciuto da Israele, che è una cosa ben diversa” e “non possiamo avere Hamas come interlocutore perché è un’organizzazione terroristica”.
L’Italia – che celebra i 70 anni dalla propria adesione all’Onu – ospita uno dei maggiori poli delle Nazioni Unite dopo New York e Ginevra, è il settimo contributore sia al bilancio ordinario sia alle operazioni di pace.