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domenica, 21 Settembre, 2025
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Meloni in modalità elettorale nel nome di Kirk. Evoca la Br: "Non abbiamo paura"

Roma, 21 set. (askanews) – Il registro è quello già sperimentato più volte negli ultimi giorni, prima alla festa nazionale dell’Udc, poi nel comizio per Francesco Acquaroli e ancora ieri, nel videomessaggio inviato a un evento Ecr. Ma, complice anche la platea – quella dei militanti di Gioventù nazionale – i toni di Giorgia Meloni si fanno ancora più identitari. Una modalità che appare sempre più da campagna elettorale, non tanto in vista della tornata di regionali che si apre la prossima settimana con le Marche (e alla quale la premier non fa nessun riferimento), ma già con un occhio alle Politiche della primavera del 2027.

Il suo intervento di chiusura di ‘Fenix’, la quattro giorni organizzata dal movimento giovanile di Fdi al laghetto dell’Eur, si gioca tutto su una costante contrapposizione tra “noi” e “loro”, usato spesso in maniera generica, talvolta in riferimento alla sinistra non solo italiana ma anche mondiale, oppure a “sedicenti intellettuali” o “antifascisti: da questa parte – è lo schema della premier – chi agisce mosso dall’amore e rispetta chi la pensa diversamente, dall’altra, chi alimenta il clima d’odio e demonizza l’avversario.

Lo spartiacque è l’uccisione di Charlie Kirk, che, dice Meloni, era considerato “pericoloso perché smontava la narrazione del mainstream con la logica”. L’attivista americano ‘maga’, di cui proprio oggi si celebrano i funerali, viene evocato più volte da queste parti, alimentando l’impressione di una sorta di gara a distanza con il raduno leghista che si è svolto quasi in contemporanea a Pontida. La presidente del Consiglio se la prende con i “moralizzatori” che “hanno riempito le pagine di commenti” sul movimento giovanile di Fdi (risale a circa un anno fa l’inchiesta di Fanpage) ma non hanno detto “mezza parola sull’ignobile post pubblicato dai sedicenti antifascisti che esibiva l’immagine di Charlie Kirk a testa in giù con la scritta ‘meno uno'”. “Noi – scandisce – non ci facciamo fare la morale da questa gente”, “non siamo come loro e non lo diventeremo mai e non cadremo nella loro trappola perché sarà sempre l’amore, non sarà mai l’odio, a muovere quello che facciamo”.

La presidente del Consiglio fa anche un elenco delle misure messe in atto dal governo che, osserva, a cominciare dalla coraggiosa” abolizione del reddito di cittadinanza e dalla creazione di un milione di posti di lavoro, dimostrano che “siamo sulla strada giusta”. Difende i decreti sicurezza, la priorità data alla lotta alla mafia e le politiche scolastiche basate sul merito in contrapposizione “ai disastri del ’68, del 6 politico, della demeritocrazia costruita su una distorta concezione dell’uguaglianza”, perchè “le scuole e le università – sostiene – devono essere liberate dalla gabbia opprimente e asfissiante in cui la sinistra le ha tenute per anni”.

Ed è proprio a causa del suo buon governo, dice Giorgia Meloni, che “loro” alimentano il clima d’odio. Lo fa in un passaggio in cui, parlando dell’uccisione di Sergio Ramelli, la leader di Fratelli d’Italia evoca gli anni di piombo. “Le minacce – afferma – si moltiplicano man mano che dimostriamo di saper governare questa nazione, ma non abbiamo paura. Non abbiamo avuto paura ai tempi in cui potevi essere ammazzato a colpi di chiave inglese per aver scritto un tema sulle Brigate rosse. Non abbiamo paura oggi, non avremo paura domani”.

Lo stesso tono usato dalla premier resta grave e teso per quasi tutto il tempo, si concede di fatto una sola battuta, quando – a causa dell’incombente derby – si avvia a conclusione per non “fare la fine di Fantozzi con la corazzata Potemkin e le radioline”.

In platea è un tripudio di magliette bianche, quelle indossate dai militanti di Gioventù nazionale con su impressa la frase di Baudelaire “Estrarre l’eterno dall’effimero”. A loro la premier dedica l’inizio e la fine del suo intervento. Rigetta la dicitura di ‘gioventù meloniana’ perché, spiega, “voi combattete per i vostri valori e io non sono un valore ma sono un’altra persona che combatte al vostro fianco per le stesse cose”. E in chiusura, ancora una volta, torna a evocare i tempi difficili che si starebbero apparecchiando. “Levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele, esplorate, sognate, scoprite. Buon vento ragazzi, ci vediamo nella tempesta”.