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mercoledì, 17 Dicembre, 2025
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Meloni irritata con la Commissione frena sugli asset russi, accordo difficile

Bruxelles, 17 dic. (askanews) – Riguardo all’eventuale uso degli asset russi come base per il prestito Ue a sostegno dell’Ucraina il Consiglio europeo che si apre domani – presente anche Volodymyr Zelensky – è “aperto”. Che tradotto dal linguaggio diplomatico significa “al buio” se non nel caos. Nonostante i frenetici contatti di queste ore, infatti, la quadra non è stata trovata. E se è opinione condivisa da tutti che al summit una decisione dovrà essere presa, non pare facilmente superabile l’opposizione di alcuni Stati, in testa Belgio e Italia (con Giorgia Meloni irritata per come si è mossa Ursula von der Leyen). Per questo si inizia a parlare di una soluzione “ponte”, per prendere tempo senza far mancare i fondi a Kiev.

“La nostra volontà di aiutare il popolo ucraino non è mai stata e non sarà mai in discussione”, ha detto oggi Giorgia Meloni nelle comunicazioni al Parlamento, ma “abbiamo il dovere di cercare la soluzione più efficace per preservare l’equilibrio tra la fornitura di un’assistenza concreta all’Ucraina da un lato e il rispetto dei principi di legalità, sostenibilità e stabilità finanziaria e monetaria dall’altro”. Dunque, ha aggiunto, “siamo aperti a tutte le soluzioni e intendiamo privilegiare quella che meglio può garantire questo equilibrio, ma si tratta di decisioni complesse che non possono essere forzate”.

Anche se ufficialmente non lo dice, la presidente del Consiglio è non poco infastidita per come la Commissione europea ha gestito questa partita. L’esecutivo comunitario, infatti, ha presentato un’unica soluzione operativa, ovvero l’utilizzo degli asset russi congelati, che si può fare a maggioranza qualificata. Questo perchè l’eventuale alternativa – il debito comune o prestiti da parte degli Stati membri comunque garantiti dal “margine” del bilancio Ue – non ha l’unanimità prevista. E allora facciamolo usando l’articolo 122 del Trattato sul funzionamemto dell’Unione (che prevede, appunto, la maggioranza qualificata) è stata, nella sostanza, la ‘minaccia’ italiana. Una possibilità che però fonti europee hanno oggi escluso. Contro l’uso del debito comune ci sono la Germania, l’Olanda e gli altri ‘frugali’, che infatti sono i maggiori sostenitori dell’utilizzo degli asset congelati. “C’è stata una grossa carenza da parte della Commissione – rivela una fonte diplomatica a Bruxelles – che aveva cominciato con tre opzioni, ma subito ne ha scartate due e si è focalizzata unicamente su quella adesso sul tavolo. La posizione del Belgio è però molto dura e mi pare rischioso arrivare al tavolo senza un piano B, almeno abbozzato”.

Il Belgio chiede precise e amplissime garanzie, a maggior ragione dopo che Fitch ha messo in “watch negativo” il rating di Euroclear, la finanziaria belga che ha in pancia il 90% degli asset russi, circa 185 miliardi di euro, “De Wever – spiegano le fonti diplomatiche – chiede garanzie ‘senza limiti’, sia quantitativi che per la durata temporale: condizioni difficilmente accettabili da molti Paesi”, tra cui l’Italia.

Roma – che smentisce di aver subito pressioni dagli Usa per ‘bocciare’ l’uso degli asset – teme anche ripercussioni a livello “reputazionale” perchè “se viene messa in discussione la credibilità economica di una istituzione come Euroclear nessuno è al riparo in particolare un paese come l’Italia che deve rifinanziare un ingente debito”, spiegano le fonti.

Se questa è la situazione al momento, quale può essere la via d’uscita? O il Belgio si ammorbidisce (e allora Meloni dovrebbe decidere cosa fare) oppure cede la Germania sul debito comune, cosa molto improbabile. Uno stallo che fa sì che si inizi ad affacciare l’ipotesi della soluzione ‘ponte’: un prestito di emergenza per far fronte alle spese di Kiev. Si tratterebbe di circa 4 miliardi al mese, in attesa di trovare un’intesa definitiva.