Roma, 2 giu. (askanews) – “Vado a votare, non ritiro la scheda, è una delle opzioni”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha risposto a margine della parata per la Festa del 2 giugno a chi gli chiedeva se andrà a votare per i referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno.
“Mancava solo la Presidente del Consiglio, e la lista dei sabotatori del referendum è completa: prima il Presidente del Senato, poi i ministri, ora anche la premier.” Così in una nota Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e co-portavoce di Europa Verde, a una settimana dal voto sui 5 referendum dell’8 e 9 giugno.
“Giorgia Meloni dice che andrà a votare ma non ritirerà le schede: una dichiarazione furba ma falsa perché non si può andare a votare non ritirando le schede di alcun referendum. Un invito di fatto all’astensione quindi, che fa impallidire soprattutto perché fatto durante la cerimonia del 2 giugno, quando gli italiani con un referendum scelsero al Repubblica. I cittadini sono liberi di andare a votare e i leader politici di dare le proprie indicazioni, ma che la premier mandi messaggi confusi che invitano alla non partecipazione al voto è agghiacciante: è evidente ormai che Meloni e tutta la sua maggioranza temono il voto. Nel giorno in cui si celebra la repubblica nata dal referendum, il nostro invito è di andare a votare e votare Si al referendum sulla cittadinanza”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi, presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza.
“Giorgia Meloni non deve prendere in giro gli italiani, proprio sui referendum di domenica prossima e proprio nel giorno del 2 giugno. Andare al seggio e non ritirare la scheda equivale a stare a casa. Chi fa questo, come lei ha annunciato, è computato tra i non votanti come chi sta a casa. È un modo di astenersi e di sabotare il raggiungimento del quorum che ai fini numerici è identico a un’astensione classica. Si tratta di una scelta legittima, ma deve essere raccontata per quel che è: un invito all’astensione. Se viene presentata come un’alternativa “partecipativa” all’astensione, è un imbroglio. E una Presidente del Consiglio non dovrebbe mai ricorrere all’inganno. Se lo fa, mostra scarso senso e rispetto delle istituzioni. Le parole di Meloni, dopo quelle altrettanto gravi di La Russa, sono un motivo in più per andare alle urne l’8 e il 9 giugno”. Lo ha affermato in una nota il senatore del Partito Democratico, Dario Parrini.
Indigna ma non stupisce che Meloni non ritirerà la scheda e quindi non voterà al referendum dell’8 e 9 giugno in cui si sceglie se aumentare i diritti e le tutele dei lavoratori contro precarietà, incidenti sul lavoro, licenziamenti. In fondo in quasi 30 anni di politica non ha fatto nulla per tutelare chi lavora e si spacca la schiena ogni giorno, i ragazzi precari che non hanno la fortuna di aver fatto carriera in politica. È vergognoso che questo messaggio di astensione rispetto a una scelta importante arrivi da un Presidente del Consiglio il 2 giugno, giorno simbolo di un Paese che sceglie la Repubblica, della prima volta per le donne ammesse a un voto nazionale. Invito i nostri ragazzi a recuperare la storia di Teresa Mattei, che proprio in quel 2 giugno del 1946 fu la più giovane eletta all’assemblea Costituente e che si battè perché all’articolo 3 della Costituzione fosse inserita la libertà e l’uguaglianza ‘di fatto’ per i cittadini, non a chiacchiere. Non sono liberi e uguali ‘di fatto’ i lavoratori che non possono difendersi da licenziamenti, precariato, incidenti sul lavoro. Viva l’impegno e la partecipazione per migliorare le cose, viva il 2 giugno, viva la Repubblica”. Così in un post su “X” il leader del M5S, Giuseppe Conte.