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lunedì, Marzo 24, 2025
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Meloni vs Spinelli? Un passo falso: le nuove generazioni guardano all’Europa.

Forse qualche improvvido consigliere ha spinto la Premier a usare senza discerimento alcune citazioni, non avendo cura di ricordare che a Ventotene gli estensori del Manifesto avevano di fronte il mostro del nazi-fascismo.

È lecito chiedersi come mai la Presidente Meloni, notoriamente abile nel maneggiare la comunicazione politica, sia stata così aggressiva nel mettere sotto accusa il Manifesto di Ventotene. Il testo conserva un aspetto fortemente evocativo e il suo co-autore, Altiero Spinelli, appare ancora oggi nella cornice prestigiosa dei testimoni più autentici del federalismo europeo. 

Cosa succede? In effetti, a Palazzo Chigi ristagna un sentimento di alterità rispetto alle regole e alle sensibilità connesse al rispetto della democrazia liberale. Emblematica è la “madre di tutte le battaglie”, come definita dalla stessa Meloni: la riforma del premierato. Essa, lungi dal rappresentare un governo del premier inteso come primus inter pares, rischia di tradursi in potere monocratico, se non addirittura autoritario: un’esperienza già dolorosamente vissuta attraverso la crisi degli anni ‘30 e il tracollo della seconda guerra mondiale, con le sue incalcolabili perdite umane.

L’apprensione che ha spinto Meloni a un attacco così avventato, nonostante il consenso da lei guadagnato in Europa, grazie soprattutto al sostegno all’Ucraina e alla Nato, forse lascia intravedere il fastidio per il successo di Piazza del Popolo. Se è stata una reazione, essa non ha giovato alla sua immagine di donna delle istituzioni, da due anni e più alla guida del governo. 

Siamo di fronte a uno scarto di insofferenza e nervosismo? Certo, non aiuta la complessa situazione geopolitica, con la ricerca di un complicato equilibrio tra gli Stati Uniti di Trump e l’Europa. Le minacce sul fronte dei dazi costringono la Premier a mantenere saldi i legami con Bruxelles, come si è visto nelle ultime settimane. In questo contesto, la proposta di un modello federale europeo, ispirato al pensiero di Spinelli, potrebbe rappresentare una via d’uscita per evitare di essere schiacciati dalla pax trumpian-putiniana e, al tempo stesso, per arginare l’espansione cinese.

Torniamo al punto di partenza. È probabile che qualche consigliere poco avveduto abbia spinto la Presidente del Consiglio a usare maldestramente alcune citazioni, non avendo cura di ricordare che a Ventotene gli estensori del Manifesto avevano di fronte il mostro del nazi-fascismo. Non era in discussione in quel momento – parliamo del 1941 – il necessario contributo dell’Unione Sovietica alla liberazione dell’Europa, insieme agli alleati anglo-americani. Tuttavia, la visione di Ventotene andava ben oltre e la sua attualità vive nel richiamo alle ragioni dell’unità dei popoli europei, in un costante processo di rafforzamento delle istituzioni comunitarie. 

Tutto il contrario di quello che pensano i sovranisti e gli autarchici di varia specie! Tuttavia le nuove generazioni, cresciute anche grazie all’Erasmus, sono consapevoli che la salvezza del pianeta richiede un ordine mondiale nuovo e più equo. A partire dal Vecchio Continente.