Il Partito Democratico s’intesta pubblicamente il progetto di riqualificazione degli ex Mercati Generali, presentandolo attraverso la capogruppo in Campidoglio, Valeria Baglio.
«In Assemblea Capitolina abbiamo approvato la delibera di interesse pubblico che dà il via a un progetto atteso da oltre 25 anni», ha dichiarato. «La riqualificazione dell’area, nel cuore dell’VIII Municipio, restituirà alla città uno spazio urbano abbandonato, trasformandolo in un luogo vivo e aperto. Non si tratta solo di un intervento urbanistico, ma di un nuovo modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, coerente con gli obiettivi di una capitale europea moderna. Il progetto prevede piazze pubbliche, spazi verdi, laboratori, parcheggi, servizi per studenti e residenti, e un campus universitario. Un ambiente pensato per la partecipazione e l’incontro».
Baglio ha insistito sull’importanza del momento: «È ora, prima della definizione del progetto esecutivo, che dobbiamo ascoltare i bisogni reali dei cittadini e correggere la rotta dove necessario. Per questo abbiamo accompagnato la delibera con una serie di ordini del giorno che pongono l’accento su servizi, inclusione sociale, sostenibilità e interesse pubblico. Chiediamo un aumento dei posti letto per gli studenti e formule agevolate, attraverso bandi pubblici, per chi ha redditi bassi, in collaborazione con Disco Lazio e le associazioni studentesche».
Quanto ai vincoli esistenti, la consigliera precisa: «Tutto ciò che resta dei vecchi Mercati Generali non sarà abbattuto, ma valorizzato e integrato nel nuovo disegno urbano, in un dialogo tra memoria e futuro. Nessun centro commerciale, nessun consumo indiscriminato di suolo: ci saranno spazi per cultura, formazione, servizi, una mediateca, un centro anziani e una quota significativa di alloggi a prezzo calmierato. Oltre il 26% dei posti letto sarà riservato a studenti con minori possibilità economiche: più di 500 unità. Ma vogliamo fare ancora di più».
Un progetto strategico o una mega operazione edilizia?
A parole, tutto appare virtuoso. Ma la realtà racconta un’operazione scollegata da un disegno coerente di ricucitura urbana. Si tratta, di fatto, di un intervento edilizio su area pubblica, dove il 60% della superficie sarà destinato a edilizia privata. I servizi previsti rientrano negli oneri concessori: nulla più, nulla meno.
Sembra che a realizzare l’intervento sarà il Gruppo Toti, come riportano le cronache. Ma con quali procedure? Nella comunicazione pubblica, per ora, non emerge alcuna risposta precisa. Bisogna essere chiari: che le parti vincolate dei Mercati non vengano toccate è ovvio — si tratta di un obbligo, non di un merito della Giunta.
Domande senza risposta
Colpisce che il Pd rivendichi con orgoglio, nei propri ordini del giorno, una serie di migliorie e potenziamenti nei servizi. Ma chi li finanzia? In genere, queste richieste comportano un aumento delle cubature. Basti ricordare la vicenda, mai giunta a conclusione, dello stadio della Roma a Tor di Valle, con annesso centro direzionale. Si sta ripetendo lo stesso schema che allora paralizzò la giunta Marino? E se no, come si è ovviato — o si intende ovviare — a questo rischio?
In termini più generali, colpisce l’assenza di una visione urbanistica complessiva. Rispetto al grande piano dello SDO, il Sistema Direzionale Orientale previsto dal PRG del 1962–65, ci si muove ancora una volta a pezzi, senza un disegno strategico. Interventi frammentati, scollegati, occasionali.
Ad occhio e croce, non è (per ora) una bella pagina per Roma.