Milano, 23 nov. (askanews) – Un viaggio tra le meraviglie di Palazzo Te con le Metamorfosi di Ovidio in mano: così si apre “Metamorfosi. Palazzo Te come opera d’arte totale”, il nuovo libro di Claudia Cieri Via, pubblicato da Tre Lune Edizioni e già disponibile in libreria. Il volume propone un percorso che intreccia mito, arte e filosofia della trasformazione, accompagnando il lettore attraverso le sale, le camere e le logge del palazzo mantovano progettato da Giulio Romano, in un continuo dialogo tra la poesia di Ovidio e l’invenzione figurativa del Rinascimento.
L’opera prende avvio dai celebri versi che aprono le Metamorfosi, “L’estro mi spinge a narrare di forme mutate in corpi nuovi. O dei, seguite con favore la mia impresa e fate che il mio canto si snodi ininterrotto dalla prima origine del mondo fino ai miei tempi”, nei quali il poeta latino enuncia il senso del suo poema: il passaggio dal caos primordiale alla costruzione del cosmo, dalla frammentazione alla trasformazione del Tutto. È questo stesso movimento che anima l’arte di Giulio Romano a Palazzo Te, dove la pittura, l’architettura e la decorazione si fondono in un linguaggio visivo che restituisce la continua metamorfosi della materia e dell’immaginazione.
Il percorso figurativo del palazzo, come spiega Cieri Via, riflette la tensione tra disordine e armonia, umano e divino, ragione e istinto. Nei miti di Orfeo ed Euridice, Apollo e Marsia, Apollo e Pan, il tema della metamorfosi si manifesta nella contrapposizione tra il mondo apollineo della musica a corda e quello dionisiaco della musica a fiato, simboli di misura e libertà, di controllo e abbandono. Attraverso questi racconti, l’artista costruisce un viaggio che dal caos originario conduce alla forma, dalla ribellione alla conoscenza.
L’analisi dell’autrice evidenzia come Giulio Romano si serva del mito ovidiano per esplorare le possibilità della rappresentazione, spingendosi oltre i canoni classici. La metamorfosi diventa principio strutturale della sua arte: le figure si fondono con l’ambiente, i corpi si deformano, la natura si mescola al grottesco e al mostruoso. Questo processo trova una delle sue espressioni più potenti nell’affresco della Caduta dei Giganti, in cui la rottura delle forme e la vertigine spaziale traducono in immagine il tema dell’hybris e della punizione divina.
Accanto ai miti di Ovidio, il libro dedica ampio spazio alla Favola di Amore e Psiche di Apuleio, rappresentata da Giulio Romano come racconto di elevazione spirituale e di riconciliazione tra umano e divino. Anche in questo ciclo, il tema della metamorfosi assume un valore simbolico: l’amore, attraverso la prova e il dolore, si trasforma in conoscenza e diventa elemento di unione tra mondi diversi.
Nel suo saggio introduttivo, Stefano Baia Curioni, direttore della Fondazione Palazzo Te e professore di politiche culturali e del patrimonio all’Università Bocconi, sottolinea come il libro di Cieri Via restituisca a Palazzo Te la sua dimensione di opera complessa e totale, concepita come un sistema unitario di linguaggi in dialogo. L’edificio si configura così come un laboratorio dell’immaginazione, dove le idee di Ovidio vengono tradotte in forme visive e spaziali che sfidano i limiti della percezione.
Il volume, composto da 240 pagine e illustrato con 100 immagini a colori realizzate dal fotografo Gian Maria Pontiroli, adotta un formato agile e una veste editoriale curata. L’apparato iconografico accompagna e chiarisce l’analisi dei testi, costruendo una narrazione che alterna il commento critico alla contemplazione dell’opera d’arte.
Nella terza di copertina, la studiosa chiarisce il senso profondo della sua ricerca: il racconto di Ovidio, che si snoda dalle origini del mondo fino all’età dell’uomo, trova in Giulio Romano una traduzione pittorica che ne prolunga la visione. Le metamorfosi ovidiane non riguardano solo gli esseri umani ma coinvolgono animali, piante e oggetti, in un continuum vitale che riflette la trasformazione del Tutto. Questa concezione della natura come materia viva e mutevole anticipa, secondo Cieri Via, alcune riflessioni dell’arte contemporanea: la trasformazione di Dafne in alloro, ad esempio, trova un’eco nel lavoro di Giuseppe Penone, che nella materia vegetale e nel corpo umano individua lo stesso principio di metamorfosi che guidava Giulio Romano nella sua invenzione figurativa.
La studiosa colloca dunque Palazzo Te al crocevia tra mito, filosofia e natura, evidenziando come l’arte di Giulio rappresenti una rottura dei canoni classici e un’apertura verso una visione dinamica della forma. Nell’incontro tra elementi naturali, grotteschi e mostruosi, l’artista costruisce un linguaggio nuovo, capace di dare corpo al movimento e alla metamorfosi come essenza della vita e dell’arte.
Claudia Cieri Via, professore ordinario di Storia della Critica d’Arte e di Iconografia e Iconologia alla Sapienza Università di Roma, è tra le massime studiose italiane di cultura visiva rinascimentale. Senior Research Fellow della Scuola Superiore di Studi Avanzati Sapienza, ha insegnato e svolto attività di ricerca presso l’Institute for Advanced Study di Princeton, il Center for Advanced Study in the Visual Arts della National Gallery of Art di Washington e l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Nel 2008-2009 è stata Fulbright Professor alla Northwestern University di Chicago ed è editor della rivista “Immagine & Parola”. Tra le sue pubblicazioni si segnalano L’arte delle Metamorfosi (2003), Nei dettagli nascosto (2009), Lo sguardo di Giano (2005), Introduzione a Aby Warburg (2011), Venere a Palazzo Te (2021), Leo Steinberg now (2022) e Il silenzio delle immagini (2023).

