Milano, 12 dic. (askanews) – “Da cortinese, per le Olimpiadi mi aspettavo di poter essere tra i testimonial, di mettere la mia faccia in un evento così importante. Invece, si sono dimenticati di me e questo mi ha sorpreso e amareggiato. Tanti pensano che io lo sia, ma invece non è così. Credo che il campione locale debba rappresentare il territorio, e un coinvolgimento me lo sarei aspettato. In compenso, sarò però uno dei tedofori”. Lo ha detto il 56enne Kristian Ghedina ospite de “Il Salotto di Zenato”, gli incontri culturali promossi da Nadia Zenato nella sua Cantina di Peschiera del Garda (Verona).
Ghedina, in libreria con la sua autobiografia “Ghedo. Non ho fretta ma vado veloce”, ha poi parlato delle strutture di Olimpiadi di Milano-Cortina: “I 5 Cerchi devono lasciare un’eredità: un’Olimpiade è un treno ad alta velocità con tanti contributi esterni, quindi, se non si è degli sprovveduti, bisogna riuscire a cogliere l’occasione. Bisognerà però anche essere bravi – ha proseguito – a far sì che le strutture e le infrastrutture che vengono fatti servano anche per il dopo. Va bene per le Olimpiadi ma abbiamo visto in queste ultime edizioni invernali in Russia e Cina, che sono fuori luogo, hanno realizzato delle cattedrali nel deserto e questo non deve succedere nel nostro Paese. Dobbiamo cercare – ha continuato – di fare delle strutture, e penso che lo stiamo facendo, che servano per il dopo. Questo è quello che deve lasciare un’Olimpiade”.
Sugli italiani favoriti alle Olimpiadi, il campione di sci ha spiegato che “Vinatzer ha fatto un paio di belle gare e ora deve essere bravo a mettere insieme due manche, perché ha la possibilità di fare sia Slalom che Gigante. Poi sicuramente Paris e Goggia saranno anche loro dei nostri cavalli di battaglia. Attenti però agli outsider – ha evidenziato – che magari non sono i favoriti ma proprio per questo, visto che in stagione non hanno fatto risultati, arrivano con la testa un po’ più libera. Tanto volte succede proprio così, speriamo quindi che stavolta sia un italiano”.
Sui suoi mancati successi alle Olimpiadi, “Ghedo” ha precisato che “ne ho fatte cinque ma non sono mai riuscito a vincere, anche se mi sono sempre preparato nel migliore modo possibile. Sono arrivato alla conclusione che io ho perso perché in un evento così grande vieni privato della tua identità, della tua libertà e sei solo uno strumento alla distribuzione del sistema. In un evento così grosso – ha sottolineato – non sei più te stesso, non riesci più a fare un programma delle cose che vuoi, perché le cose sono veramente tante da fare. Hai un sacco di esigenze nei confronti di tutti e di tutti e non riesci a ritagliarti del tempo per te, cosa che per me era fondamentale”.
Su Alberto Tomba ha ricordato che con lui “negli anni Novanta abbiamo portato il ‘rock ‘n’ roll’ dove prima si ascoltavano solo i cori alpini. La gente restava a casa per guardare le nostre gare, abbiamo fatto appassionare il grande pubblico allo sci, un po’ quello che sta succedendo oggi nel tennis con Sinner”.
“Ascoltare storie come quella di Kristian Ghedina ci ricorda che ogni percorso, nello sport, come nel vino e nella vita, nasce dal coraggio di mettersi in gioco e dal rispetto per il tempo” ha commentato Nadia Zenato, ricordando che “nella nostra azienda viviamo questa dimensione ogni giorno: nulla si costruisce nella fretta, tutto richiede cura, attenzione, capacità di evolvere rimanendo fedeli alle proprie radici. È lo stesso spirito che anima i ‘Salotti di Zenato’, un luogo dove ci confrontiamo con persone che portano visioni autentiche e ci aiutano a guardare il futuro con più consapevolezza”.

