Una figura decisiva del meridionalismo cattolico, Monsignor Giovanni Francesco Lanza, sarà al centro di un’iniziativa che si terrà il prossimo 25 giugno presso la Cattedrale di Cosenza. Arcivescovo di Reggio Calabria dal 1943 (nominato a soli 38 anni) fino al 1950, Lanza fu il principale estensore della Lettera pastorale I problemi del Mezzogiorno, pubblicata nel 1948 e destinata a segnare profondamente l’elaborazione culturale e politica della questione meridionale nel secondo dopoguerra.
Alla commemorazione saranno presenti l’arcivescovo di Cosenza, Mons. Checchinato, che celebrerà la Santa Messa, e Mons. Bonanno, che illustrerà il contenuto e l’attualità della Lettera.
Una “Rerum Novarum” del Sud
La Lettera del 1948 è stata definita una sintesi originale tra azione pastorale e contemplazione evangelica, tra pensiero e testimonianza, tra servizio concreto e visione teologica. Essa rappresenta un raro esempio di “trattato di sociologia cristiana” e ricevette, non a caso, l’appoggio di Papa Pio XII, la sottoscrizione del cardinale Ascalesi e il convinto sostegno di Mons. Montini, futuro Paolo VI, allora alto funzionario della Segreteria di Stato vaticana e amico personale di Mons. Lanza.
Quel documento – ha scritto qualcuno – fu di “portata rivoluzionaria”, quasi quanto la Rerum Novarum, e contribuì a ispirare politiche pubbliche fondamentali come la riforma agraria, la legge Sila, la nascita della Cassa per il Mezzogiorno e della Svimez.
Il meridionalismo “non gridato”
Nel volume Meridionalisti cattolici di Diomede Ivone (Studium/Vita e Pensiero), vengono ricordati i principali esponenti di questo pensiero riformatore: da Saraceno a Vanoni, da Campilli a Tommaso Morlino, da Moro a Pastore. Essi diedero vita a un “meridionalismo ragionato”, fondato su statistiche e schemi interpretativi, con l’obiettivo di dare concretezza a un’idea di sviluppo solidale del Mezzogiorno come parte integrante del destino nazionale.
La formula di Saraceno – “un numero accanto a un problema” – esprime bene la razionalità operativa di un gruppo che, ispirandosi anche ai principi del Codice di Camaldoli, sostenne la logica delle agenzie pubbliche di sviluppo, sul modello del New Deal americano.
Un’eredità ancora viva
Nel contesto calabrese non vanno dimenticate le figure di Costantino Mortati, Fausto Gullo, Gennaro Cassiani, così come i fermenti del cattolicesimo sociale locale, da Don Carlo De Cardona a Don Serafino Sprovieri, fino al contributo culturale di Gabriele De Rosa, massimo studioso di Don Sturzo.
Il lascito di questa tradizione è ancora attuale. Il divario tra Nord e Sud, come ricordava Papa Giovanni Paolo II a Reggio Calabria nel 1988, “deve essere colmato per riconciliare l’Italia con sé stessa”. Una riconciliazione che non può avvenire senza un progetto unitario, capace di unire sviluppo e giustizia.
Un interrogativo per l’oggi
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sarà in grado di realizzare quella integrazione tra Sud e Nord che da oltre settant’anni si cerca, spesso invano? La risposta appartiene al futuro, ma il metodo e la visione di Mons. Lanza possono ancora offrirci una bussola.