Napoleone e il mito di Roma

Fino al 10 maggio 2021 i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali ospitano la nuova mostra "Napoleone e il mito di Roma"

Fino al 10 maggio 2021 i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali ospitano la nuova mostra “Napoleone e il mito di Roma” che celebra il bicentenario dalla morte di Bonaparte, ripercorrendo il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma, annessa all’Impero tra il 1809 e il 1814, che Napoleone avrebbe voluto trasformare in una seconda Parigi.

Il percorso espositivo si snoda attraverso 3 macro-sezioni e comprende oltre 100 opere – tra cui sculture, dipinti, stampe, medaglie, gemme e oggetti di arte cosiddetta minore – provenienti dalle Collezioni Capitoline e da importanti musei italiani ed esteri.

La prima macro-sezione evidenzia il rapporto tra Napoleone e il mondo classico. In mostra, opere antiche e moderne di eccezionale valore storico, che illustrano il percorso biografico di Napoleone e i suoi modelli e riferimenti culturali. Tra queste, citiamo il gesso di Louis Rochet per la statua di Napoleone cadetto a Brienne dal Musée d’Yverdon et Région (Yverdon-les-Bains).

La seconda macro-sezione è dedicata al rapporto di Napoleone con l’Italia e Roma. Tre opere di particolare bellezza ne illustrano il ruolo come Re d’Italia: il gruppo scultoreo di Pacetti, “Napoleone ispira l’Italia e la fa risorgere a più grandi destini”, dal Castello di Fontainebleau, e due ritratti da Milano (Galleria d’Arte Moderna e Palazzo Moriggia-Museo del Risorgimento).

La terza macro-sezione approfondisce alcuni aspetti relativi alla ripresa di modelli antichi nell’arte e nell’epopea napoleonica, come quello dell’aquila romana, esemplificato in mostra dal vessillo del 7° Reggimento Ussari dal Musée de l’Armée di Parigi.

“Napoleone e il mito di Roma” si conclude con il famoso quadro Napoleone con gli abiti dell’incoronazione, dipinto da François Gérard nel 1805 e conservato ad Ajaccio, nel Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts: il dipinto raffigura l’imperatore al suo apice e rappresenta la sintesi più evidente dello straordinario uso che seppe fare dei simboli.