Milano, 16 lug. (askanews) – “Io oggi la politica di difesa europea fatico a comprenderla” pur credendo “molto nel pilastro europeo dell’Alleanza”, quindi “il riferimento resta” la Nato. Lo ha detto il capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano, in audizione in commissione Esteri e Difesa del Senato, notando tutto quello che ancora manca per rendere possibile una reale difesa europea. “Oggi la politica di difesa europea fatico a comprenderla, quindi il riferimento per me è l’Alleanza (atlantica). L’Alleanza che mi garantisce. Ecco perché la necessità poi di dover investire su quelli che sono i Capability target, perché il 5% – diviso tra 3.5, 1.5, uno per la difesa e l’altro per la sicurezza eccetera – è riferito alla necessità che i paesi garantiscano l’implementazione dei piani della Nato attraverso capacità che sono state offerte nel tempo” ha aggiunto.
Al di fuori della Nato ad esempio “non esiste una Military Strategy europea”, ha sottolineato l’alto ufficiale. “Significherebbe una condivisione di tutto quello che è la politica estera tra i Paesi Europei”, ha spiegato. “Io credo molto in quello che è il pilastro europeo dell’Alleanza”; si potrebbe prendere a riferimento “la struttura dell’Alleanza creando nell’ambito dell’area geografica europea innanzitutto un comando che sia capace, efficiente ed efficace nella pianificazione e gestione delle operazioni. Non voglio dire lo SHAPE europeo”, ha detto. “Poi manca dal mio punto di vista un riferimento a livello europeo di quello che sia un comandante che risponda ad un’autorità politica di livello europeo. Oggi manca questo. Non voglio fare un paragone con la Nato, ma è quello che mi viene più facile ed è una delle cose che mancano. Questo sarebbe un equivalente del SACEUR a livello europeo. Il SACEUR fa riferimento a quella che è l’alleanza atlantica, compreso il pilastro atlantico. Noi parliamo di pilastro europeo. Manca una rete di comunicazioni classificate. A livello europeo non abbiamo una rete di comunicazioni classificate che coinvolga i paesi dell’Alleanza in Europa e i paesi europei attualmente non dell’Alleanza. Manca un centro di fusione per la raccolta dei dati, un centro di fusione classificato”, ha continuato il generale.
Portolano ha inoltre continuato: “quando noi parliamo di difesa europea, mi consenta di dire, forse, ripeto, forse sto parlando anche troppo, a quale difesa europea ci riferiamo? La difesa europea dei paesi dell’Unione europea, o la difesa europea geografica di un’area che investe paesi che dell’Unione europea non sono? Ecco perché, al di là di quelle che sono le strutture strategico, militari e operative che dobbiamo creare, ho parlato anche di un livello politico che non è il mio, e su cui non voglio entrare. Ma parlo di un concetto strategico di sicurezza europea. Un concetto strategico di sicurezza europeo vuol dire una condivisione della politica estera di tutti i paesi appartenenti all’Europa, non parlo solo di Unione europea, vuol dire una condivisione degli interessi: quali sono gli interessi strategici tra l’Italia, la Lituania, la Lettonia, la Norvegia eccetera? Bisogna trovare in questi differenti insiemi qual è il punto di convergenza che mi costituisce l’insieme comune sul quale io possa andare a creare una strategia di sicurezza, ma la strategia di sicurezza non è soltanto un problema militare: parliamo di sicurezza energetica, economica, sociale, sicurezza degli approvvigionamenti delle materie prime, delle terre rare eccetera. Parliamo di sicurezza anche in quelle che sono le comunicazioni, ma non le comunicazioni tecniche. Rientra quindi poi la capacità di proteggere tutti questi elementi di cui vogliamo garantire la sicurezza e là entra in ballo la difesa, che deve avere una sua politica di difesa europea”.