Il Mare Mediterraneo, quello che i nostri antenati romani avevano battezzato “Mare Nostrum” , è ormai un immenso cimitero liquido. Abbiamo ricevuto in queste ore la triste notizia dell’ennesima mattanza avvenuta nelle acque antistanti la Libia. Decine di migranti, tra cui donne e bambini, sono morti giovedì pomeriggio in quello che si teme possa essere stato il peggior naufragio dall’inizio dell’anno.
Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), che ha dato la notizia, i morti potrebbero essere 150. Stiamo parlando di carne umana, proveniente dalla sponda africana, affogata dall’egoismo umano. Ecco che allora il mare s’è trasformato, ancora una volta, in un “Mare Monstrum” che si ostina ad inghiottire ad ogni piè sospinto, come famelico titano, le proprie vittime inermi. Come al solito, nel nostro Paese iniziano ad imperversare i luoghi comuni, parole che si dissolvono come bolle di sapone e ciarpame di chi specula sulle altrui disgrazie.
Non resta, allora, che fare silenzio, pregando e riflettendo, col cuore e con la mente, sul mistero del dolore e soprattutto sulle responsabilità umane (di noi tutti) di fronte a quei corpi cui è stato negato il diritto di “fuggire” e dunque di “esistere”. Per favore, non chiediamoci dov’è Dio, ma dov’è l’uomo “creato a sua immagine e somiglianza”. Per dirla con Daniel Defoe, celebre autore di Robinson Crusoe : “L’uomo non si vergogna di peccare, ma si vergogna di pentirsi“.