Il balletto di Napoli e la questione di credibilità
Quel balletto così poco “istituzionale” (abbondiamo negli eufemismi) di Meloni e dei suoi cari sul palco di Napoli non ha portato fortuna alle truppe governative e ai suoi leader. Che in Campania avrebbero perso comunque, era chiaro.
Ma verranno ora rincorsi dal ridicolo di quella loro danza e dalla pochezza di quella parola d’ordine (“chi non salta comunista è”) che pure delizia la vociante platea dei loro tifosi più estremi. Il tema, sia chiaro, non riguarda la poca eleganza. Riguarda la minore credibilità.
La premier tra diplomazia e piazza
Infatti una premier che un giorno calca la scena diplomatica planetaria – anche con un certo talento, va detto – e che il giorno dopo scambia il palco di un comizio con la pedana di una discoteca rischia di perdere qualcosa di più di una tornata elettorale locale.
Quasi che la sua immagine a quel punto si sdoppiasse e, nell’ansia di piacere a tutti, finisse per perdere quel minimo decoro che è tanta parte di qualunque leadership si voglia cercare di costruire.
Regionali: il dato che conta è l’astensione
Ora, le elezioni regionali sono andate come si sapeva, e non c’è molto più da dire a questo riguardo. Salvo il fatto che ogni volta sempre meno gente va a votare e che ormai si sta consolidando una maggioranza assenteista che non promette niente di buono né agli uni né agli altri.
Ma per l’appunto se di questo si tratta non sarà con le trovate ad effetto che la politica potrà risalire quella china. Tanto più quando l’effetto appare così privo di buongusto. E privo anche, diciamolo, di una solida fiducia nelle proprie stesse argomentazioni.
Fonte: La Voce del Popolo – Giovedì 27 novembre 2025
Articolo qui riproposto per gentile concessione dell’autore e del direttore del settimanale della diocesi di Brescia

