Roma, 6 ott. (askanews) – Una delegazione di Hamas è arrivata domenica in Egitto per partecipare ai negoziati con Israele sul piano di pace promosso dal presidente degli Stati uniti Donald Trump, che punta a un cessate il fuoco a Gaza e al rilascio degli ostaggi. I colloqui, che si svolgono nella località sul Mar Rosso di Sharm el-Sheikh, sono considerati cruciali da Washington, che ha inviato suoi rappresentanti insieme a quelli del Qatar.
La delegazione israeliana, guidata dal ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, dovrebbe raggiungere oggi l’Egitto per partecipare al negoziato. Secondo il segretario di Stato americano Marco Rubio, “i prossimi giorni saranno decisivi” per verificare se Hamas intenda negoziare seriamente. “Capiremo molto rapidamente dalle discussioni tecniche se il movimento è pronto a collaborare”, ha dichiarato Rubio, che ha definito la liberazione dei 48 ostaggi ancora detenuti a Gaza – di cui 20 in vita – “la priorità assoluta”.
Donald Trump, in un messaggio diffuso domenica sui social, ha affermato che i negoziati “stanno avanzando rapidamente” e che “la prima fase dovrebbe essere completata entro la settimana”. Il piano prevede il rilascio degli ostaggi israeliani in cambio della liberazione di prigionieri palestinesi, cui dovrebbe seguire un cessate il fuoco e il graduale ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia.
La delegazione di Hamas è guidata da Khalil al Hayya, capo del movimento a Gaza e figura di primo piano nell’ala politica, alla sua prima visita in Egitto dopo essere sopravvissuto a un attacco israeliano a Doha il mese scorso. Hamas ha accettato diverse parti del piano statunitense, tra cui la liberazione degli ostaggi, ma ha evitato di pronunciarsi sulla richiesta di disarmo, punto che resta uno dei principali nodi del negoziato.
Trump, che ha promosso un piano in 20 punti per mettere fine alla guerra e delineare il futuro di Gaza, ha definito la risposta di Hamas “un segnale di disponibilità verso una pace duratura” e ha chiesto a Israele di fermare immediatamente i bombardamenti. Tuttavia, le operazioni militari israeliane sono continuate per tutta la giornata di domenica, con almeno 19 morti in nuovi raid aerei secondo le autorità sanitarie locali.
Un funzionario coinvolto nei colloqui al Cairo ha spiegato che questa volta i mediatori intendono evitare l’approccio graduale dei precedenti negoziati. “L’obiettivo è raggiungere un accordo complessivo prima dell’attuazione del cessate il fuoco. In passato, le trattative si arenavano tra una fase e l’altra, e stavolta si vuole evitare questo errore”, ha dichiarato la fonte.
Il piano di Trump, accolto con cauto ottimismo anche da una parte dell’opinione pubblica israeliana, ha suscitato segnali positivi nei mercati: lo shekel ha toccato il massimo di tre anni sul dollaro e la Borsa di Tel Aviv ha raggiunto livelli record. “È la prima volta dopo mesi che mi sento davvero speranzoso”, ha detto un residente di Tel Aviv, Gil Shelly.
Ma sul fronte politico interno, il premier Benjamin Netanyahu è stretto tra le pressioni delle famiglie degli ostaggi, che chiedono una fine del conflitto, e i falchi della sua coalizione, che si oppongono a qualsiasi tregua. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha avvertito che fermare gli attacchi su Gaza sarebbe “un grave errore”, mentre il ministro della Sicurezza Itamar Ben-Gvir ha minacciato di far cadere il governo se la guerra dovesse terminare.
L’opposizione centrista, guidata da Yair Lapid, ha invece offerto sostegno politico al premier affinché il piano di Trump possa andare avanti. “Non permetteremo che l’accordo venga sabotato”, ha dichiarato Lapid.
Israele ha lanciato la sua offensiva su Gaza dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, in cui furono uccise circa 1.200 persone e 251 prese in ostaggio. Da allora, secondo le autorità sanitarie di Gaza, più di 67.000 palestinesi sono stati uccisi nei bombardamenti israeliani, la maggior parte dei quali civili. Gli Stati uniti sperano che i colloqui di Sharm el-Sheikh possano segnare la prima vera svolta diplomatica in quasi due anni di guerra.