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giovedì, 22 Maggio, 2025
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Ok della Consulta ai figli di due mamme, Roccella: non è progresso

Roma, 22 mag. (askanews) – I figli nati in Italia grazie alla procreazione medicalmente assistita (PMA) praticata all’estero possono essere riconosciuti da due madri, la donna che ha partorito e la cosiddetta madre intenzionale, che ha prestato il consenso alla pratica fecondativa. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con una sentenza che i partiti di centrosinistra e le associazioni definiscono “storica” mentre la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Eugenia Roccella critica parlando di cancellazione del papà.

La pronuncia della Consulta nasce dalla questione di legittimità sollevata dal Tribunale di Lucca sul caso di due mamme di una bambina di tre anni e uno di due: la prima riconosciuta, il secondo no, in quanto nato dopo la circolare del ministro dell’Interno Piantedosi. “Il mancato riconoscimento fin dalla nascita dello stato di figlio di entrambi i genitori lede il diritto all’identità personale del minore e pregiudica sia l’effettività del suo diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni sia il suo diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”, afferma la Corte definendo “costituzionalmente illegittimo” (perché viola gli articoli 2,3 e 30 della Costituzione) l’articolo 8 della legge sulla fecondazione assistita, la numero 40 del 2004.

Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, e il responsabile Diritti dem Alessandro Zan si tratta di una “sconfitta politica pesante per tutti coloro che hanno fatto della discriminazione una bandiera e una crociata sulla pelle dei bambini. Oggi la Corte chiarisce che quella crociata è fuori legge, contro la Costituzione. Vale anche per questo Governo che ha usato le famiglie arcobaleno come bersaglio politico, trascinando genitori e bambini nei tribunali, negando affetti, diritti e dignità. Serve finalmente una legge che riconosca pienamente le famiglie omogenitoriali e garantisca a tutte le figlie e i figli gli stessi diritti”.

Il governo e i partiti di maggioranza Fdi e Lega non la prendono bene. “Cancellare per scelta dalla vita dei bambini il papà o la mamma, che nessuna tecnica riproduttiva potrà mai eliminare, resta un mutamento antropologico che non potremo mai considerare un progresso sulla via dei diritti ma la sottrazione al bambino di uno dei suoi diritti fondamentali”, afferma Roccella che ricorda come “in Italia nessun bambino ha una limitazione di diritti, perché anche in caso di coppie dello stesso sesso c’è l’adozione”. Per la vicepresidente del gruppo Fdi alla Camera Augusta Montaruli “non si può pensare di sostituire un genitore, dunque il padre biologico, ledendo completamente il diritto del minore ad avere una figura maschile di riferimento”. Per la Lega, dice Laura Ravetto, “i bambini hanno diritto a una mamma ed anche ad un papà. Questa è l’unica visione di buonsenso per chi ha a cuore la tutela dell’infanzia, senza farsi influenzare da derive ideologiche”.

Si distingue dal coro di critiche della maggioranza Forza Italia, che con il sottosegretarion al Mit Tullio Ferrante parla di una sentenza che rappresenta “un passo in avanti per la tutela dei diritti di tutti”. Per la Consulta bisogna “mettere al centro l’interesse del minore”. E ancora: “Di fronte ad una società in continua evoluzione, occorre guardare ad un sistema moderno, equilibrato e non discriminatorio, in grado di tutelare i diritti dei genitori ma prima ancora l’interesse supremo dei minori”.

Nella giornata di oggi la Consulta ha depositato anche un’altra sentenza che riguarda la legge 40 sulla fecondazione assistita. Per la Corte non è irragionevole e sproporzionata la scelta legislativa di non consentire alla donna singola di accedere alla procreazione medicalmente assistita (Pma). Tuttavia, nella stessa pronuncia, la Consulta ribadisce che non sarebbe incostituzionale una legge che estendesse alle madri single l’accesso alla Pma.