Oltre il G7, i Brics prefigurano un nuovo ordine mondiale.

L’imminente vertice di Johannesburg metterà al centro l’Africa. In più si parlerà di allargamento. I BRICS costituiscono la maggioranza della popolazione mondiale. Un cambiamento enorme, perlopiù sottovalutato, da osservare con la dovuta attenzione.

Mancano diciotto giorni al XV vertice BRICS che si terrà presso il centro congressi Sandton a Johannesburg in Sudafrica. Un evento che darà un’adeguata rappresentazione, anche formale e mediatica, a quel cambiamento significativo nell’ordine globale che sta avvenendo a partire dai primi anni di questo secolo e che sembra stia subendo un’accelerazione nel decennio in corso.

 

Il prof. Anil Sooklal, ambasciatore e sherpa per il Sudafrica nell’équipe di diplomatici e tecnici che stanno preparando il summit del 22-24 agosto prossimi, l’altro ieri ha fornito gli ultimi aggiornamenti nel suo intervento alla conferenza organizzata dall’università del KwaZulu-Natal a Durban – la terza città del Paese, che si affaccia sull’Oceano Indiano – sul ruolo dei BRICS nel plasmare l’evoluzione dell’architettura geopolitica, della sicurezza, economica e finanziaria in un mondo multipolare.

 

L’alto diplomatico ha svelato che gli stati che sinora hanno presentato formale domanda di adesione ai BRICS sono 22 e altri 20 lo hanno fatto in modo informale. Tra le ultime richieste di adesione ai BRICS figurano quelle dell’Etiopia e della Bolivia che si aggiungono a quelle di grandi Paesi asiatici, come Indonesia, Iran, Bangladesh, Arabia Saudita; africani e nostri vicini, come Algeria ed Egitto; latinoamericani come Messico e Argentina. 

 

L’ambasciatore Sooklal ha indicato come esempio di allargamento i percorsi seguiti da Unione Europea e SCO (l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai), le quali partite da un nucleo di Paesi fondatori hanno finito per coinvolgere gran parte dell’Europa, la prima, e una parte maggioritaria dell’Asia, la seconda. Con l’allargamento i BRICS, che già ora superano il Pil dei Paesi del G7, si apprestano a rappresentare la maggioranza della popolazione globale e a rafforzare il loro ruolo economico e geopolitico. Il Coordinamento Brics, ha sottolineato il prof. Sooklal, ha fatto da catalizzatore a un processo che era nelle cose. E per questo appare inarrestabile nel far avanzare un sistema economico più inclusivo per il mondo intero e nello sviluppare un ordine internazionale che metta il Sud Globale nella posizione che gli spetta, come ha osservato la prof.ssa Nirmana Gopal del Sabtt, il Centro Studi Sudafricano sui BRICS. Obiettivo per  il quale l’intera Africa si sta impegnando. Il tema scelto per il prossimo vertice è proprio “BRICS e Africa: partenariato per una crescita reciprocamente accelerata, uno sviluppo sostenibile e un multilateralismo inclusivo”. 

 

L’amb. Anil Sooklal ha rilevato che per mezzo della Nuova Banca di Sviluppo (NDB), fondata dai BRICS nel 2014 (a cui hanno aderito già Bangladesh, Emirati Arabi e Egitto, mentre l’entrata dell’Uruguay è in corso e sono state accolte le richieste di Argentina, Arabia Saudita e Zimbabwe) ora in Africa, come nel resto del Sud Globale, nessuno ha più bisogno di contrarre prestiti o di commerciare in valuta straniera.

 

I lavori del 15° summit BRICS si apriranno martedì 22 agosto con il Business Forum, proseguiranno il giorno successivo con il vertice dei capi di stato e di governo dei Cinque fondatori, e si concluderanno giovedì 24 agosto con il vertice BRICS Outreach, con i Paesi che hanno stipulato accordi bilaterali con i BRICS, e BRICS Plus, con i Paesi che hanno chiesto di aderire al Coordinamento. Sono stati invitati una settantina di Paesi, tra cui leaders di tutti gli stati africani. La foto di gruppo che uscirà dagli incontri dell’ultima giornata darà l’idea della portata del cambiamento in atto.

 

Per questo è vivamente auspicabile che il tema del mutamento geopolitico in corso, di cui BRICS sono protagonisti – anche se non è riducibile solo a loro – costituisca uno dei temi da seguire con più attenzione. Credo occorra assumere la consapevolezza che il fatto che se ne parli poco nel dibattito pubblico nazionale, nulla toglie all’oggettiva portata storica di un processo in corso che dobbiamo evitare che ci colga di sorpresa impreparati. Mentre con la conoscenza degli obiettivi degli altri interlocutori globali, e con il dialogo si possono superare reciproci pregiudizi e diffidenze, e sostituire il clima di sfiducia e guerra persistente che questi alimentano, con la costruzione di quei cantieri di speranza dei quali Papa Francesco ci ha di recente ricordato la necessità.