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sabato, 6 Settembre, 2025
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Ormai i riformisti sono senza casa: serve un’alternativa al bipopulismo

Le alleanze a ogni costo con il M5S hanno trasformato il progetto riformista in una copia del populismo grillino. Serve il coraggio di un’alternativa per l’Italia e per l’Europa.

Gentile Direttore,

durante questa estate di preparazione alle prossime elezioni regionali è emerso finalmente cosa significa essere testardamente unitari: diventare grillini ad honorem.

Il PD nelle mani di Conte

Se infatti un tempo gli ex comunisti avevano paura di morire democristiani, ormai si sono completamente abbandonati all’idea di accogliere come loro il programma pentastellato. Durante le scorse settimane, pur di chiudere le alleanze con Conte, l’on. Schlein ha accettato tutto.

Nelle Marche, il leader grillino ha dismesso i panni dell’avvocato, per divenire il gup del popolo e assolvere il candidato del PD Ricci da “l’onta” di aver ricevuto un avviso di garanzia.

In Toscana, il riformista Giani si è visto imporre dalla senatrice Taverna una serie di No a riforme appena approvate dalla sua giunta e alle grandi opere pubbliche.

In Campania, dopo che se ne sono detti di tutti i colori, il governatore De Luca, gli anti De Luca e il presidente Fico hanno siglato l’alleanza degli opposti, come si suol dire: è finito tutto a tarallucci e vino.

In Calabria, nonostante la pletora di candidati governatori all’altezza del ruolo presenti in casa democratica, sono andati con il cappello in mano a Strasburgo per supplicare il padre del reddito di cittadinanza di scendere in campo. Il risultato della supplica è vedere, tra i candidati nella lista civica del candidato progressista, personalità che hanno espresso la propria lontananza dalla coraggiosa resistenza del popolo ucraino e la vicinanza ai vili ideali di certi terroristi nostrani.

Fa eccezione la Puglia, dove Decaro si è guadagnato l’investitura pur ingoiando il rospo del ritorno in campo dell’ex presidente della Regione e leader morale di AVS, Nichi Vendola.

Populismo e paure democratiche

Appare evidente ormai come il campo largo non sia altro che un movimento 5 Stelle allargato, dove, nonostante il tentativo di costruire tende riformiste, il programma è stato copiato dagli slogan grillini. Forse anche il leader della coalizione sarà importato dallo stesso movimento. In poche parole, in questo campo largo non c’è spazio per i riformisti e i centristi che non vogliono abbandonarsi al contismo e al populismo.

Né regge la logica di dire: bisogna fare di tutto per impedire che la Presidente Meloni prenda i pieni poteri. Intanto perché, al contrario di altri esempi occidentali, a partire dagli Stati Uniti trumpiani, in questi tre anni il nostro Paese non ha intrapreso alcuna deriva da democratura.

È un vizio di certi gruppi accusare l’avversario di turno di essere un futuro dittatore. Il primo a ricevere questa accusa fu De Gasperi per la famosa legge truffa che, oggi, a confronto con più recenti leggi elettorali, sembra il trionfo del diritto e della democrazia. Poi bene o male ci sono passati tutti i leader del secondo Novecento italiano tra cui: Andreotti, Craxi, Berlusconi e per finire Renzi.

Bisogna stare attenti a gridare al lupo, al lupo, quando il lupo non c’è, perché si perde di credibilità. Gli allarmi democratici rischiano di divenire mera e quotidiana propaganda. E se un vero dittatore si dovesse palesare, speriamo non accadrà mai, nessuno farebbe più attenzione alle preoccupazioni per la democrazia.

Una terza via è possibile

Inoltre, se ci fosse l’esigenza di costruire un’alleanza il più larga possibile per non far vincere qualcuno, non si imporrebbe l’ideale e il programma di una specifica e limitata parte politica. Al contrario, si cercherebbe il compromesso, per far ritrovare più persone possibile dietro a quelle idee e quelle proposte. Oggi, però, il pensiero dei riformisti o dei cattolici viene tranquillamente trascurato dalle opposizioni, al contrario di quanto sembra fare la maggioranza.

Molte discussioni ci sono state in seguito al discorso della Presidente del Consiglio al Meeting di Rimini. Alcuni commentatori si sono stupiti dell’affetto riversato da un pubblico di provenienza cattolica nei confronti di una esponente politica post-missina. A me tutto ciò non ha sorpreso. Abbiamo due leader, una si è presentata a Rimini e ha accolto alcune proposte di quel mondo, l’altra non ha mai rivolto nemmeno una parola di attenzione alle istanze di quell’ambiente, anzi in alcuni casi l’ha apertamente osteggiato.

Mi chiedo, allora, in una narrativa della quotidianità politica così polarizzata, ci possiamo veramente meravigliare se una parte significativa dei cattolici preferisce Giorgia Meloni ad Elly Schlein? E piuttosto che sbalordirsi, non sarebbe stato più opportuno far partire delle iniziative per parlare a questa parte del popolo italiano? È veramente così marginale da poterlo trascurare e lasciare ad altri?

Cosa ci resta da fare? Dobbiamo decidere se morire grillini o vannacciani? Esiste una terza strada, un’alternativa? Nell’attuale contesto e con la presente legge elettorale, sì. Con due coalizioni così polarizzate e vicine in termini di numeri, a giudicare dai recenti sondaggi, basta un gruppo indipendente che riesca a superare lo sbarramento per far saltare il banco dei due poli e impedire ad entrambi di avere la maggioranza per governare.

So che sembra impossibile; eppure, è così perché due coalizioni che non raggiungono il cinquanta per cento e che si spartiscono a metà i collegi uninominali non possono diventare maggioranza. Bastano allora pochi granelli di sabbia per scardinare il sistema bipopulista. Bisogna solo crederci, iniziare ad unire le forze, senza essere troppo schizzinosi, ma soprattutto avere delle idee in mente su come rimettere in carreggiata il nostro Paese e l’Europa.

A proposito di questo, a Rimini, qualcun altro ha parlato delineando un’agenda chiara e netta, una proposta utile per risvegliare l’Europa. Questa persona ha già dimostrato di avere le doti e le competenze per essere il Presidente del Consiglio di un governo di Grande Coalizione. Non perdiamo tempo!