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Orsini: ora un piano industriale straordinario per Europa e Italia

Roma, 27 mag. (askanews) – L’Europa e l’Italia “affrontano un rischio concreto di deindustrializzazione, aggravato dalla guerra dei dazi, ma alimentato da un pregiudizio anti-industriale”. Per questo “Confindustria propone un piano industriale straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale”. E’ l’appello del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, lanciato da Bologna in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione. L’invito è rivolto direttamente alla premier Giorgia Meloni e alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, presenti all’assemblea.

All’Italia, secondo Orsini, servo “un cambio di marcia” fatto di “scelte forti” perchè “al netto dell’effetto dei dazi, dopo due anni di flessione della produzione, l’industria italiana è in forte sofferenza”. È ancora frenata “da troppi ostacoli, che riducono la competitività delle imprese rispetto a quelle di Paesi con regole, sistemi fiscali e infrastrutture più favorevoli”.

Bisogna, quindi, “cambiare prospettiva. Anzi, ribaltarla”, ha spiegato il leader di Confindustria sottolineando la necessità e l’urgenza di “lavorare tutti insieme, industria e servizi, istituzioni e partiti, di maggioranza e di opposizione, forze sociali e sindacati, ad un vero piano industriale straordinario per l’Italia”.

Quanto all’Europa, secondo Orsini, “alle politiche europee serve un radicale mutamento di impostazione: le scelte degli ultimi anni stanno presentando un conto pesantissimo. Hanno indebolito la nostra competitività industriale, hanno messo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e, di conseguenza, l’intero sistema di welfare e di coesione sociale: cuore del modello europeo dal secondo dopoguerra”. Dunque, “bisogna intervenire subito per cambiare questa rotta”.

Il piano industriale straordinario europeo, nel disegno del presidente di Confindustria, “deve essere basato su due leve: la prima sono gli investimenti per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare con il contributo delle risorse pubbliche e private. Per attivarli serve un “New Generation Eu per l’industria” e un mercato dei capitali realmente unico e integrato; la seconda sono le regole per rimettere al centro la competitività, l’abbattimento degli oneri burocratici e l’unione tra le tre dimensioni della sostenibilità, economica, sociale e ambientale”. Per Orsini “deve finire la logica per cui, oggi, per le istituzioni europee la norma è l’obiettivo, a prescindere dagli effetti prodotti sull’economia reale e sulla società”. Perchè “andare avanti così significa sbattere contro un muro. E noi i muri li vogliamo abbattere”.