Anche a Bruxelles si registra un cambiamento: la linea dell’Unione Europea, finora esitante e frammentata, si è fatta più netta nel condannare il massacro quotidiano nella Striscia di Gaza. Un cambio di passo che, per una volta, ha trovato l’Italia allineata nel senso giusto. Il governo Meloni, dopo settimane di silenzi e reticenze, ha corretto la rotta. Prima il ministro Crosetto, poi il titolare della Farnesina Tajani, hanno denunciato con parole chiare l’escalation militare di Netanyahu, per altro condotta senza scrupoli umanitari.
È giusto fare pressioni, senza ambiguità, per fermare un conflitto spaventoso e aprire una prospettiva di pace. La soluzione dei “due popoli s due Stati”, da troppo tempo relegata a formula di rito, deve tornare a essere l’obiettivo concreto della diplomazia europea e internazionale.
Anche il dibattito interno si sta riorientando. Le opposizioni, pur condividendo la condanna delle operazioni israeliane, si muovono con accenti differenti. Il blocco delle sinistre (Pd, M5S, Avs) privilegia toni radicali, spesso controproducenti, come confermato nell’ultimo dibattito parlamentare. Il centro riformista (Calenda e Renzi) adotta invece un linguaggio più misurato, cercando una sintesi tra umanità e realismo.
In questo contesto, si annunciano due manifestazioni pubbliche: una a Roma (delle sinistre) e una a Milano (dei centristi). Proprio quest’ultima può diventare l’occasione per rilanciare un’iniziativa autonoma, seria e responsabile, accompagnata anche dai cattolici democratici. “Tempi Nuovi”, da questo punto di vista, ha il compito di farsi carico di una presenza qualificata.
Non si tratta solo di aderire a una protesta, ma di proporre una visione fondata sulla cultura del dialogo, della giustizia e della pace. È una tradizione che viene da lontano, nutrita dalle posizioni di La Pira, Fanfani, Moro e Andreotti: realismo politico, pazienza diplomatica, attenzione ai popoli. Oggi più che mai questo approccio risplende in tutto il suo valore. Milano può esserne un punto di rigenerazione.