Pensiamoci

Non sembri una esagerazione, ma accanto all’emergenza coronavirus non possiamo dimenticare che l’umanità è insidiata da un’altra urgenza.

Pensiamoci, nel senso di “pensarci su”, riflettere e analizzare profondamente, umilmente, attentamente. Troppe altre curve della nostra storia sono state superate in velocità, distrattamente. Pensiamoci anche nel senso “pensiamo a noi”. Tante situazioni abbiamo vissuto dall’inizio di questo anno 2020 e tante dobbiamo ricordare per mettere in fila responsabilità, proposte e progetti. 

Non sembri una esagerazione, ma accanto all’emergenza coronavirus non possiamo dimenticare che l’umanità è insidiata da un’altra urgenza. Un delitto contro l’umanità si sta consumando alle frontiere turcogreche, nelle isole dell’Egeo, sulle coste meridionali dell’Italia.Siria e Libia sono focolai che non si spengono. La ‘ malattia ‘ di cui non stiamo recependo la espansione pandemica è la chiusura della intelligenza e della volontà verso i disastri che stiamo preparando con le nostre mani.I fenomeni migratori non si fermeranno più e con loro non si bloccheranno ai confini – inesistenti- le malattie. Le guerre di cui siamo responsabili tutti in Occidente, al di qua e al di là dell’Atlantico, non potranno non essere causa, e perfino effetto, delle enormi ingiustizie perpetrate sul pianeta. Veniamo da una stagione di chiusura di porti e di sequestri di navi, tuttavia non è stato possibile tenere fuori dalla porta persone che bussano per essere aiutate a non morire. 

C’è un malato ormai cronico, e che perciò merita una lunga e accurata cura, il nostro pianeta. Povertà, fame, guerre e distruzione dell’ecosistema. A Greta si sono dedicate immonde critiche. Il presidente del Brasile ha rivendicato la ‘proprietà’ della Amazzonia: un altro che crede che l’atmosfera non abbia confini… Per ogni malattia si cercano rimedi; per l’immigrazione si è lasciato fare alla natura e il Mediterraneo è diventato una immensa tomba. I miliardi offerti a un dittatore, perché mantenesse in campi si concentramento i profughi, sarebbero stati meglio ‘stornati’ su politiche degli Stati per accoglienze inclusive attraverso la formazione linguistica e lavorativa; riabilitazione di strutture fatiscenti e improduttive, promozione della salute, della alfabetizzazione, degli “aiuti a casa loro “. Avrebbero risanato la nostra umanità inaridita, ripiegata sulla propria soggettiva utilità.

E anche in questo ambito coronavirus suggerisce soluzioni. Chi conosce i problemi dell’agricoltura non può non preoccuparsi dei danni che procura la mancanza di manodopera. Mangiamo agrumi che arrivano dalla Spagna, fragole che arrivano dalla Grecia.

I nostri produttori chiedono la regolarizzazione degli immigrati che servono. La gran parte di loro lavora in Italia da anni, in modo invisibile, sottostando a diversi tipi di caporalato. Uno ‘stile’ inaccettabile applicato ai tanti lavoratori anomali, dalle badanti (oltre un milione) che aiutano le famiglie, ai tanti altri servizi umili e pagati in nero. Quante situazioni ha svelato questo coronavirus a chi non ha mai voluto conoscerle.

E la mancanza di consapevolezze e di competenze è stata rivelata anche in certe modalità con cui si sono affrontate le diverse sfumature della emergenza sanitaria. La più evidente riguarda la incapacità di selezionare le risposte a secondo l’urgenza del bisogno. Si sono predisposti posti letto in ospedale con una velocità che avremmo voluto vedere anche per completare il Mose o le diverse infrastrutture sparse per l’Italia.

La stessa premura non si è applicata alle Case di riposo per anziani. Inutile nasconderci che all’inizio si è deragliato dalla nostra antropologia: si sarebbero ammalati solo gli anziani – i grandi vecchi- e per di più affetti da più patologie e perciò si potevano lasciare andare…

Ora la magistratura sta indagando nelle RSA alla ricerca di negligenze e omissioni, ma l’errore è stato all’origine, non prevedendo chiusure ermetiche delle RSA, anche per i dipendenti( che avevano familiari a casa a rischio contagio) con la predisposizione conseguente di un congruo aumento di personale per poterlo sostituire; non permettere che gli anziani contagiati rimanessero nella stessa RSA e, soprattutto, non chiedere a queste strutture di accettare il trasferimento di pazienti dagli ospedali. Era diventato bacchetta magica il tampone, quando e’ noto che il passaggio da positivo a negativo, e viceversa, sarebbe una questione di ore e quindi non indicatore infallibile.

Data la mia passione, e un po’ di competenza, avevo suggerito di lanciare un bando per assumere infermieri e operatori sanitari, subito, appena dopo quello per i medici e invece si è atteso fino quando si è arrivati al capolinea…ora ci mancherebbe solo che le RSA venissero ‘strozzate’ sotto il profilo economico.

È di tutta evidenza che hanno perso molti ospiti; piuttosto le Regioni dovrebbero rimborsare le rette relative al numero di letti occupati prima della emergenza! Perché occorre prevedere che le famiglie avranno bisogno di ricoverare i loro anziani ammalati, non autosufficienti o affetti da demenza. Con quale conoscenza dei bisogni, da diverse parti si suggerisce l’assistenza domiciliare quando abbiamo constatato quanto il territorio non sia mai stato attrezzato per l’assistenza primaria, che non significa solo la disponibilità di un medico, un infermiere, un collaboratore familiare? Chi offre spassionatamente questi suggerimenti conosce la composizione delle famiglie e le pezzature degli appartamenti? “voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, cosa sapete?”

Troppo parole abbiamo ascoltato. Troppo narcisismo televisivo perfino degli scienziati che in due mesi si sono contraddetti su tutto. Troppe commissioni e norme. La burocratizzazione delle risposte a bisogni mutevoli ad horas ha reso più difficile contrastare il covid 19.

Politici e scienziati devono trasformare la loro collaborazione in una alleanza vera e propria, sapendo, in ogni caso, che la politica, in nessun modo, puo’ dimettersi dalla propria responsabilità. 

E fra incertezze, speranze e polemiche si apre la fase 2. Di nuovo appare il Paese dei dottor sottile: si vorrebbe dal governo la filologia delle parole usate, forse perché non ci basta il buon senso per capirle. Se un carabiniere interrompe una Messa significa non che le norme non sono chiare ma che non si è in grado di discernere autonomamente e non si vuole assumere nessuna responsabilità. Le Messe interrotte davvero sono quelle di Tommaso Becket e di Oscar Romero, martiri. 

Sembra difficile anche comprendere perché rifiutarsi di aderire alle nuove modalità di prestiti europei, considerando che ne abbiamo bisogno e che sono caduti i vincoli paventati dagli euroscettici. “Prima gli Italiani” è il tempo di dimostrarlo. Soprattutto i fondi vincolati a investimenti in sanità mi sembrano indispensabili. Banca Centrale Europea, Commissione e Consiglio europeo potrebbero innescare una nuova marcia verso l’Europa Unita: è questo processo che si vuole impedire? Anche più Europa corrisponde a prima gli Italiani. Che forza avremmo da soli per il rilancio della economia interna e dei mercati extranazionali? Siamo il Paese che secondo l’Ocse ha competenze modeste nella comprensione dei linguaggi e forse per questo gli euroscettici continuano a rinominare Mes anche ciò che non è, e comunque anche del Mes non sanno o non vogliono precisare i contenuti favorevoli. 

Abbiamo bisogno di uscire da una stretta economico finanziaria senza precedenti e i fondi non servono solo alle imprese ma anche alle famiglie. Abbiamo conosciuto, forse, ma poco, quali situazioni inimmaginabili ha scoperto il coronavirus, nel senso di aver tolto il velo a tutti gli invisibili: i poveri assoluti, i senza casa- non solo homeless- con pochi metri quadrati per numeri imprecisati di conviventi, bambini dimenticati nei loro bisogni essenziali- scuola e aria all’aperto- anziani ricoverati o malati affetti da demenza assistiti a domicilio da badanti, anch’esse invisibili… 

Abbiamo dovuto registrare quanto danno reca l’evasione fiscale e il lavoro nero: hanno acuito le inaccettabili diseguaglianze sociali, col corollario di gravi abusi e ingiustizie nell’accesso ai servizi da parte di chi non avrebbe avuto diritto.. 

Si dice che usciremo, da questa crisi, diversi. Lo si può essere in meglio o anche in peggio. Semplicemente potremo essere ancora noi, avendo acquisito consapevolezze importanti per i nostri comportamenti da cittadini. Se ce ne dimenticassimo, saremo diversi, in peggio. 

Abbiamo ascoltato molte voci che hanno presentato critiche verso chiunque e qualsiasi scelta fosse stata fatta. Mi rendo conto che ciascuno in cuor suo ha coltivato qualche rimedio che sarebbe potuto essere e non è. Ma credo anche che i cittadini non premierebbero coloro che vogliono crisi politiche approfittando delle reali difficoltà, sia decisionali che applicative che interpretative. 

Personalmente mi dico che a fatti così sconvolgenti, in continua evoluzione senza avere precedenti cui aggrapparci, non sarebbe stato facile per nessuno preparare strategie, perciò a ciascuno che mi rappresenta un problema e mi ripete una polemica, mi limito a chiedere quale la sua soluzione…” È il momento di cooperare non di cercare colpevoli” ( Bill Gates). 

Da sempre mi frulla nella testa il motto che il visitatore legge all’ingresso della sede della Comitato internazionale di Croce Rossa: “Tutti sono responsabili di tutto davanti a tutti”.