Con la pubblicazione del “Manifesto per una nuova Europa unita e solidale”,(riportato di seguito) la CISL riafferma con determinazione la vocazione europeista, che ha caratterizzato da sempre la storia dell’Organizzazione nei suoi 70 anni di vita, che a breve, il 30 aprile prossimo, avranno compimento.
La CISL nacque negli anni successivi alla fine del Secondo conflitto mondiale, e nell’emergenza di quei giorni comprese subito l’importanza della scelta per un’Europa solidale e coesa, che superasse egoismi e nazionalismi che avevano invece caratterizzato per secoli la storia del continente, provocando guerre e milioni di morti.
I cinque punti individuati nel Manifesto esprimono un progetto e una visione, unici nel panorama sindacale italiano e nella migliore tradizione strategica dell’Organizzazione, individuando proposte per la gestione della condizione attuale, ma con la capacità di guardare al futuro, oltre l’emergenza, tracciando le strade da percorrere sul piano degli interventi economico-finanziari, sociali e politici. E’ il momento decisivo per consolidare l’idea di Unione Europea solidale, superando vecchi schematismi e rigidità nazionalistiche, che porterebbero al tragico fallimento di una delle grandi intuizioni per un politica orientata al bene comune.
Antonello Assogna Fondazione Ezio Tarantelli
Per un’Europa unita e solidale
La pandemia del coronavirus, con la progressione del flagello biblico, ha ormai assunto i caratteri della tragedia umanitaria globale. È pressoché certa la recessione dell’economia mondiale nel 2020, con il rischio di depressione che assocerebbe alla tragedia umanitaria la catastrofe economica e sociale. La grave fase di emergenza rende necessarie risposte straordinarie dai sistemi sanitari già ampiamente provati, ma anche risposte urgenti dalle politiche economiche e soprattutto dalla capacità di innovazione. Perché il sogno europeo continui a vivere non è il tempo dei sovranismi o dell’egoismo miope dei singoli paesi. Occorre una svolta vera, non è il momento di esitare, come ha sollecitato anche il nostro Presidente Mattarella.
Ecco perché la Cisl ha predisposto un ”Manifesto per una Nuova Europa Unita e Solidale” in cinque punti programmatici che proponiamo, oltre che ai nostri iscritti, alla rappresentanza politica ed a tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali, economiche e sociali.
1. Aumentare il debito pubblico
Mario Draghi ha sostenuto che nello scenario, assolutamente nuovo, creato dall’emergenza pandemica esiste una sola strategia, obbligata e vincente: l’aumento significativo del debito pubblico.
Draghi, non meno di altri autorevoli economisti, propone dunque una complessiva mobilitazione dei bilanci pubblici, dei sistemi bancari e finanziari, dei sistemi postali per sostenere immediatamente le imprese impegnate a salvare posti di lavoro con nuove linee di credito, finanziamenti, scoperti di conto corrente a tasso zero e con garanzie statali senza onere alcuno per il prenditore, unite al rinvio delle scadenza fiscali.
A questa batteria di interventi si aggiunge il sostegno immediato e diretto alla liquidità delle imprese ed al reddito dei lavoratori con operazioni di helicopter money per salvare preventivamente le imprese, l’occupazione, il reddito dei lavoratori, scongiurare i fallimenti e l’escussione da parte delle banche delle garanzie statali
2. Euro bond di 3.000 miliardi e bilancio europeo
La Cisl ritiene assolutamente necessario ed urgente gestire l’emergenza attraverso l’emissione, da parte di una istituzione europea, di Eurobond, titoli di debito europeo garantito dagli acquisti illimitati della Bce, per un valore di 3.000 miliardi di euro distinti in due tranche, la prima finalizzata al sostegno dei sistemi sanitari, alla produzione di materiale sanitario ed alla cooperazione scientifica per la ricerca del vaccino; la seconda al contrasto delle ricadute recessive e, tendenzialmente, depressive sulle economie attraverso un Piano straordinario di investimenti in infrastrutture immateriali, fisiche, sociali integrato dai piani di investimenti nazionali stornati dal calcolo del deficit.
3. Aprire una fase costituente
Terminata l’emergenza, dovrebbe essere aperta una fase costituente e la strategia del debito europeo attraverso gli Eurobond dovrebbe diventare svolta strutturale, dotando l’Eurozona di un proprio autonomo bilancio, sostenuto da un’autonoma capacità di imposizione fiscale e da una Bce che, in quanto prestatore di ultima istanza, potrebbe acquistare debito europeo all’emissione. Il bilancio sarebbe gestito da un Ministero del Tesoro europeo al quale si affiancherebbero altri Ministeri per le funzioni internazionali via via delegate al livello europeo, dalla difesa, alla sicurezza fisica e sanitaria, all’immigrazione, che risponderebbero al Parlamento Europeo.
I debiti sarebbero gestiti con un nuovo Patto di crescita e stabilità fondato su progetti imponenti di crescita del Pil (al denominatore), socialmente ed ambientalmente sostenibili e su una equilibrata correlazione fra riduzione della spesa corrente ed aumento degli investimenti (al numeratore), così da impostare un percorso di riduzione costante del rapporto fra debito e Pil.
La Bce dovrebbe riformare ulteriormente il proprio Statuto estendendo i suoi compiti, oggi limitati alla stabilità dei prezzi, anche alla piena occupazione.
4. Un nuovo ruolo dei bilanci pubblici nazionali
I bilanci nazionali dovranno integrare, con estrema coerenza, i piani di azione europea all’interno della sospensione del Patto di stabilità.
Dopo i primi interventi, l’Italia ha bisogno ora di una manovra forte e strutturale con una decisa rimodulazione delle principali voci del bilancio pubblico che si presenta con 900 miliardi di euro di spese e 860 miliardi di euro di imposte e tasse.
In termini quantitativi la manovra dovrebbe pesare per il 4/5% del Pil, in valori assoluti intorno agli 80/100 miliardi di euro.
Sotto il profilo qualitativo essa dovrebbe operare con spostamenti di spesa pubblica e di imposte e tasse.
Il 50% della manovra dovrebbe trovare le coperture all’interno del bilancio, il restante 50% sarebbe finanziato in deficit, nell’ambito delle flessibilità europee emergenziali.
Si potrebbero tagliare almeno 20 miliardi di euro sugli 80 di Tax Expenditures e 20 miliardi di euro di fondi perduti, su un totale di 60 miliardi, erogati in conto capitale ed in conto corrente.
Queste risorse potrebbero finanziare una riforma strutturale dell’Irpef con sgravi alle famiglie ed ai lavoratori con reddito medio e basso per 45 miliardi di euro ed un intervento sul cuneo fiscale e contributivo per 25 miliardi di euro a favore delle imprese, ad esempio, con l’azzeramento dell’Irap; i restanti 10 miliardi di euro finanzierebbero gli investimenti pubblici. Sono, inoltre, inderogabili le semplificazioni burocratico- amministrative per aprire i cantieri di opere pubbliche già finanziate per 110 miliardi di euro ed impiegare, con analoga tempestività, gli 11 miliardi di euro di fondi strutturali europei non spesi.
Altresì, presentare il Def ad aprile ed approvare a maggio la Legge di bilancio 2021, sarebbe un segnale di forte determinazione all’Europa ed ai mercati.
5. Il futuro: l’Unione europea solidale
Il progetto di Unione economica e politica europea nacque dopo la catastrofe immane delle guerre mondiali del Novecento.
Oggi stiamo vivendo l’ora più tragica dopo quei giorni.
Per queste ragioni la Cisl ed il mondo del lavoro che rappresenta rivolgono un appello a tutta la leadership europea: la crisi è simmetrica, coinvolge tutti i popoli e non è responsabilità di chi ne porta la pena. Non possiamo affrontarla con il vecchio schema logoro e perdente dello scontro, del compromesso o dell’immobilismo dettati dal gioco degli apparenti interessi nazionali. L’alternativa fra il primato vitale del comune interesse europeo e l’implosione del progetto europeo nel nome infausto dei falsi interessi nazionali esclusivi non può che avere una ed una sola soluzione: è il tempo dell’Unione solidale.