Siamo consapevoli che una reale alternativa politica alla destra di governo nazionalista e sovranista, oggi egemonizzata dal partito della Meloni, si può solo costruire con un’ampia alleanza tra un centro nuovo della politica e una sinistra che ritrovi, finalmente, la propria identità. Non esistono vie preferenziali o peggio scorciatoie tattiche, come quelle intraprese da alcuni amici Dc, che hanno scelto di assumere una funzione ancillare da ascari subordinati al partito della Meloni: in Sicilia con Cuffaro, e in Lombardia e nel Lazio, dove, con scarso successo, hanno appoggiato le liste guidate dai candidati di destra.
Proprio per questa deriva a destra della Dc guidata da Renato Grassi, mi sono dimesso dall’incarico di vice segretario del partito, tornando al mio ruolo assunto fin dal 1993, di “ DC non pentito”, quello di un medico scalzo alla ricerca della ricomposizione politica dell’area popolare, cattolico democratica e cristiano sociale. Un tentativo coraggioso è stato avviato con l’amico Peppino Gargani e la Federazione Popolare dei Dc, messa in crisi dall’opposizione netta di Cesa e di Rotondi, organicamente collegati alla destra, e da quella indecisa dello stesso Grassi. Ecco perché guardiamo con interesse a ciò che accade tra gli amici di Insieme di Giancarlo Infante, quelli di Ivo Tarolli e, soprattutto, con il progetto avviato da Giorgio Merlo, Angelo Sanza con Giuseppe De Mita, per la ricomposizione politica dell’area popolare.
Il prossimo 25 Febbraio si terrà l’incontro di questi amici per fare il punto della situazione. Incontro al quale desidero partecipare, presentando l’esperienza che abbiamo indicato a Venezia, con l’avvio del comitato civico popolare di partecipazione democratica, nel quale vorremmo offrire alle diverse espressioni dell’area politico culturale veneziana, lo strumento per garantire il dialogo e il confronto necessario alla ricomposizione politica di questa vasta e complessa area, divisa nella lunga stagione della diaspora Dc (1993-2023). È evidente che un’alternativa politica credibile alla destra nazionalista e sovranista, oggi egemone con la Meloni al governo del Paese, potrà nascere solo dall’alleanza tra le culture politiche che sono state alla base della formazione della Repubblica Italiana. Ciò comporta, da un lato, la definizione corretta dell’identità del Pd, che potrà uscire dal loro prossimo congresso, e, dall’altra, dalla nascita del centro nuovo della politica italiana in grado di allearsi con quanti intendono difendere e attuare integralmente la Costituzione repubblicana, contro i tentativi già annunciati dalla destra di governo, come quello della trasformazione della nostra Repubblica, da parlamentare, come la vollero i padri costituenti, a presidenziale.
Fallito l’esperimento della “Margherita” di confluire nei DS per dar vita al PD, nel quale, alla fine, per il prossimo congresso emergono due linee a confronto: quella di Bonaccini, più direttamente collegata alla tradizione dell’ex Pci e quella della Schlein, espressione coerente della natura trasformista assunta dal “neo partito radicale di massa”. Due linee entrambe ostili ed estranee a quella della tradizione dei Popolari che, con Marini e Castagnetti, decisero di sostenere quel progetto. Anche ciò che accade al cosiddetto terzo polo, di Calenda e Renzi, in forte difficoltà dopo i risultati insoddisfacenti delle recenti elezioni regionali, è la dimostrazione dei limiti di un progetto che, per Calenda doveva rappresentare l’avvio di una sorta di federazione laico liberale repubblicana, che, ha finito con l’assumere i caratteri di una sorta di “azionismo de noantri”, fortemente critico con tutto ciò che appartiene alla nostra tradizione politica dc e popolare, ossia quella stessa tradizione culturale e politica d’origine di Matteo Renzi.
Ecco perché per poter costruire una reale alternativa politica alla destra di governo, in attesa delle conclusioni cui perverrà il Pd, il nostro compito primario è quello di concorrere alla ricomposizione politica della nostra area cattolico democratica e cristiano sociale, premessa indispensabile per la costruzione del nuovo centro della politica italiana nel quale potranno ritrovarsi le storiche culture politiche che hanno fatto grande l’Italia: quella popolare, laico liberale, riformista socialista e repubblicana, in grado di allearsi con una sinistra forte della sua identità e disponibile a combattere per la difesa e completa attuazione della Costituzione, a partire, da quella della Repubblica parlamentare; per il ritorno alla legge proporzionale con preferenze e l’applicazione in tutti i partiti dell’art.49 della Costituzione. Il 25 Febbraio con gli amici di area popolare ci confronteremo, con la volontà di avviare un progetto finalmente decisivo per l’alternativa alla destra di governo, vincente, non se risulterà come l’ennesimo tentativo di riunire alcuni amici al vertice, ma solo se sarà sostenuto dai molti comitati civico popolari di partecipazione democratica che, come mi auguro a Venezia e nel Veneto, sorgeranno dalla base in tutto il Paese.