Roma, 17 giu. (askanews) – Nel 2024 l’Italia accorcia la distanza dei prezzi con l’Europa ma oneri e componente fiscali neutralizzano i risparmi possibili. Le famiglie tedesche sono sempre quelle che pagano di più, seguite da quelle italiane. È quanto emerge dalla analisi condotte dall’Autorità per l’energia, il clima e l’ambiente in occasione della Relazione annuale al Parlamento.
“I prezzi finali pagati dalle famiglie italiane, infatti, continuano a essere penalizzati dalle componenti di oneri, imposte e tasse il cui incremento del 28% ha annullato le riduzioni registrate dalla componente energia e dai costi di rete. Nel confronto internazionale, la componente fiscale italiana risulta essere la più elevata, superiore a quella della Francia (+51%), della Spagna (+36%), e della media dell’Area euro (+18%)”.
“Nel 2024 – spiega Arera – il permanere di uno scenario internazionale complesso ha avuto come conseguenza significativi divari in Europa: in 10 paesi i prezzi sono aumentati (tra questi Francia +19% e Portogallo +15%), in 17 sono diminuiti (Italia -8%, Lussemburgo -33%); di conseguenza sono stati adottati, rimodulati o sospesi interventi pubblici per il contenimento dei costi dell’energia”.
L’Italia è tra i Paesi che hanno sperimentato la riduzione maggiore dei prezzi lordi dell’energia elettrica per i clienti domestici che sono scesi 38,64 a 35,7 centesimi/kWh. Si è, quindi, ridotto al 15% (era il 24,7% nel 2023) il differenziale rispetto alla media europea. Nel confronto con i principali Paesi di riferimento, i prezzi più alti si confermano quelli pagati dalle famiglie tedesche (41,13 c/kWh), seguite da quelle italiane 35,70 c/kWh), francesi (28,03 c/kWh) e spagnole (26,26 c/kWh).
Stessa classifica per i prezzi netti, cioè senza oneri e imposte, che in Italia risultano del 14% superiori alla media dell’Area euro (25,92 c/kWh contro i 22,73 c/kWh) nonostante le riduzioni registrate sia dalla componente energia registrato (-21%) sia dai costi di rete.