Roma, 19 set. (askanews) – Vi sarebbero massicci acquisti da parte della Cina, volti a accumulare ingenti scorte di petrolio, alla base del mancato calo delle quotazioni, che persiste nonostante la previsione di un imminente gigantesco eccesso di offerta. Lo riporta il Financial Times, rilevando che sia istituzioni come l’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie) o la US Energy Information Administration, sia società di analisi e elaborazione dati private, come la banca d’affari Macquarie, si attendono che il prossimo anno il mercato sia inondato di petrolio.
Al punto tale che l’Aie pronostica un eccesso di offerta da 3,3 milioni di barili, perfino superiore a quello del 2020, l’anno dei primi controversi lockdown e blocchi alle attività, decisi da diversi governi a motivo del Covid che crearono crolli di produzione dell’industria, dei trasporti e dei consumi di energia e carburanti. In quell’anno in media e il petrolio si attestò a 42 dollari.
Adesso invece, lungi dal dirigersi verso l’area dei 50 dollari stimata da diverse agenzie, i prezzi dell’oro nero si mantengono con una tenace resistenza attorno ai 67 dollari, per quanto riguarda il Brent, e ai 63 dollari per il West Texas Intermediate. E questo nonostante il fatto che diversi Paesi produttori dell’Opec+ stiano anche aumentando l’offerta.
Gli analisti citati dal quotidiano sostengono che il fattore alla base di questa tenuta dei prezzi è il rastrellamento di forniture che sta portando avanti la Cina. Secondo il direttore della divisione petrolio e mercati dell’Aie, Toril Bosoni nel secondo trimestre di quest’anno gli acquisti del Dragone hanno raggiunto 900.000 barili al giorno e al momento proseguono a ritmo di mezzo milione di barili, livello che dovrebbero mantenere per diversi mesi.
Alla base di questa sete cinese di petrolio vi sarebbe la decisione di dotarsi di scorte consistenti nell’ipotesi in cui vi sia un peggioramento delle tensioni geopolitiche o un mancato accordo con Usa e altri paesi occidentali sugli scambi commerciali, che possa vedere la Cina bersaglio di sanzioni o provvedimenti analoghi.
Il quotidiano aggiunge che alcuni analisti ritengono che l’eccesso di offerta del prossimo anno sarà probabilmente meno consistente di quanto previsto dall’Aie. E che molti Paesi dell’Oopec+, anche se affermano di voler alzare l’offerta, di fatto sono già ai massimi delle loro capacità produttive.
Nel frattempo a tarda mattina il barile di Brent si lima di uno 0,34% a 67,21 dollari, il Wti nell’afterhours perde circa mezzo punto percentuale a 63,22 dollari.