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lunedì, Aprile 14, 2025
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Pioggia acida sul vertice Trump-Meloni

Forza Italia inquieta. Gasparri invita il Presidente Usa a mettere "i dazi sulle idee errate come le sue in materia di export". Non proprio un viatico per i colloqui della Premier a Washington.

Incassato il giudizio positivo di Standard & Poor’s, la Meloni è costretta a fare i conti con le difficoltà incombenti sul suo viaggio a Washington. L’idillio sovranista a stelle e strisce rischia di arenarsi tra realpolitik e dinamiche interne ed esterne. L’ombra del commissario Ue al commercio, Maroš Šefcovic, da domani al tavolo dei negoziati ufficiali sulla questione dazi, relega ai margini l’iniziativa della Premier.

Per non naufragare nella sceneggiata, la Meloni potrebbbe giocare la carta dell’affinità ideologica col trumpismo, magari suffragata da un qualche colpo ad effetto. Ma l’asse “destra italiana-ultradestra USA” scricchiola. Il consenso per Trump non dilaga negli Usa e affonda decisamente in Europa. Anche in Italia i sondaggi rivelano quanto sia debole la fiducia nei riguardi del Tycoon. S’intuisce, allora, che l’eccessivo coinvolgimento nelle fantasmagorie stile “America first” non farebbe che minare la credibilità della Premier.
E non basta. Anche le divisioni nella maggioranza complicano il quadro. Salvini ha scelto l’ala più aggressiva del trumpismo: il flirt con J. D. Vance è il segno di questa deriva. Tuttavia, il vero detonatore del conflitto è costituito dal reiterato dubbio metodico di Forza Italia.

La sortita di Maurizio Gasparri, raccolta ieri sera dalle agenzie, è in effetti un preciso siluro alla linea filotrumpiana. Addirittura, le sue parole intrise di sarcasmo suonano come un altolà nei confronti della Premier: “Travolto dalla protesta che dilaga anche in America, Trump esonera dalla idiozia dei dazi smartphone computer et similia. Attendiamo che esoneri tinture per capelli e allunga-ciuffi. La tragedia che ha innescato rischia di virare verso una farsa. Lasci circolare liberamente le tesi serie e metta i dazi sulle idee errate come le sue in materia di export”. Insomma, un chiaro messaggio di dissenso.

In questo labirinto, il viaggio negli States è una rischiosa traversata solitaria. L’ambizione di rappresentare l’Italia autorevolmente si scontra con la durezza delle circostanze. La tagliente battuta di Gasparri è un monito neanche troppo nascosto: esiste un limite – e guai ad oltrepassarlo – alla coreografia più o meno elegante del sovranismo. Dunque, l’esito di questo incerto pas de deux italo-americano dirà molto sulle future strategie di governo e quindi sulla effettiva tenuta della maggioranza a guida Meloni. L’orizzonte di fine legislatura può sccorciarsi?